“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Il mistero del Philippe P.
Processo Cantagallo. La teste Marsilia riferisce sulla vicenda dell'orologio in possesso di Cantagallo
MONTESILVANO. IL MISTERO DELL'OROLOGIO. Antonella Marsiglia, comandante dei Vigili Urbani di Montesivano, è stata chiamata a testimoniare sulla vicenda dell'orologio marca Philippe Patek, da 11mila euro, attualmente in possesso dell'imputato Enzo Cantagallo, nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte tangenti al Comune di Montesilvano. Il presidente del collegio giudicante, Carmelo De Sanctis, ha chiamato sul banco dell'Aula 1 del ribunale di Pescara prima il commerciante Antonio Angelucci - il quale ha confermato l'identità oltre che l'autenticità - e, poi, la stessa acquirente. «Mi sono recata nella mia banca a Cernusco sul Naviglio per chiudere un'ipoteca», ha riferito il comandante di Vigili Urbani. «Mi sono fatta consegnare 11mila euro in contanti perchè dovevo fare un regalo. Avevo un'occasione speciale da festeggiare. La Sacra Rota aveva appenna annullato il mio precedente matrimonio». Il Comandante di Vigli urbani ha poi aggiunto che «in quel momento quella cifra era sì un somma consistente ma avevo appena ricevuto un'eredità importante». Conoscendo la passione di Enzo Cantagallo per gli orologi la teste ha riferito di avere chiesto un consiglio all'ex sindaco di Montesilvano. «Mi ha consigliato di prendere un Philippe Patek», ha raccontato la Marsilia. Le fasi della deposizione sono state molto concitate specie quando è stato riferito delle sorti di quell'orologio che poi è finito a Cantagallo. «L'avvocato Lamberto Di Pentima mi ha detto che ci avrebbe pensato lui così mi sono procurata il denaro e glielo consegnato. Ma poi quando mi ha fatto vedere l'orologio ho subito pensato che si trattasse di una "patacca" perchè era privo di garanzia intestata a me oltre che di fattura. Non potevo regalarlo a mio marito e gli ho detto che non lo volevo e che poteva farne ciò che voleva». A quel punto il presidente De Sanctis ha chiesto come mai non avesse chiesto la restituzione del denaro consegnato per quell'acquisto che aveva ritenuto un falso. «Non potevo richiederlo - ha risposto - perchè l'avvocato Di Pentima era soltanto il tramite e non il venditore». Con questa risposta si è conclusa la deposizione della teste poichè nè il Pm Varone nè la difesa Milia le hanno sottoposto ulteriori domande.
Redazione Independent