“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Il migliore non muore mai
Oggi è il George Best Day: sette anni moriva l'immortale Ragazzo di Belfast, vinse il Pallone d'Oro nel 1968
IL MIGLIORE NON MUORE MAI. Oggi per il mondo del calcio (e non solo) è un giorno speciale. Sette anni fa, in un ospedale di Londra, moriva il personaggio più incredibile che la storia del pallone abbia mai potuto raccontare: il "ragazzo maledetto" di Belfast, George Best. Oltre che un calciatore immortale - attaccante del Manchester United, Pallone d'Oro nel 1968; occupa l'8ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo - Best fu il simbolo di una generazione che voleva riscattarsi dalla povertà. Non soltanto quella delle periferie suburbane ed industrializzate dell'Irlanda del Nord ma anche quelle di tutti i paesi poveri del mondo. Era il sogno di ciascun ragazzino dell'epoca somigliare allo scapigliatissimo "Quinto Beatle", quello che aveva piegato il Benfica del mitico Eusebio in semifinale di Coppa dei Campioni, e vivere una vita fatta di performance al limite fuori dal campo. George amava la vita, forse anche troppo.E, per questo spessissimo si è ficcato nei guai. «Ho speso molti soldi per alcool, donne e macchine veloci...il resto l'ho sperperato», è la frase che tutti i "fedelissimi" del collezionista di Miss Universo ricordano a memoria.
L'EPILOGO. Dopo 11 anni di Manchester United, sempre in campo con la maglia numero 7, Best cominciò a girare il mondo (America, Messico) in cerca di fortuna. Intanto i problemi con l'alcool divennero sempre più gravi così come quelli economici. Fu costretto addirittura a vendere il Pallone d'Oro, il massimo riconoscimento ottenuto da un giocatore, per la cifra di 234mila euro. Nel 2002 subì un trapianto di fegato, seriamente danneggiato dai continui abusi. Nel novembre dei 2005 il giornale inglese News Of The World pubblicò la foto del 49enne Best ricoverato in ospedale, morente e con le sue ultime parole «Don't die like me». Il decesso avvenne soltanto cinque giorni dopo: il 25 novembre del 2005. Ai funerali, che si svolsero a Belfast il 2 dicembre del 2005, parteciparono quasi 500mila persone. Ognuno di loro voleva dare l'estremo saluto a quel figlio dell'Irlanda del Nord simbolo di "genio e sregolatezza". Al di là delle critiche che si possano muovere intorno alla sua figura nessuno mai potrà negare che quel ragazzo con la maglia dei Diavoli Rossi era davvero "The Best". Cioè, semplicemente il migliore.
Marco Beef