Il mercato del lavoro in Abruzzo: cronaca di un 2020 preoccupante

I dati Istat indica una riduzione del numero degli occupati che preoccupa per il futuro. Cosa fare?

Il mercato del lavoro in Abruzzo: cronaca di un 2020 preoccupante

Il post Covid 19 ha avuto conseguenze pessime anche in Abruzzo per ciò che riguarda il mercato del lavoro: i dati Istat, infatti, offrono buoni motivi per far parlare di una vera e propria crisi occupazionale. La riduzione del numero di soggetti occupati riguarda tutte le classi di età in maniera piuttosto omogenea. Il calo degli occupati dipendenti, d’altro canto, è stato equilibrato almeno in misura parziale da una notevole crescita dei lavoratori autonomi, i cosiddetti occupati indipendenti. Tuttavia, non è detto che questo aumento sia da considerare un segnale positivo, se è vero che nella categoria degli occupati indipendenti vanno annoverate le partite Iva, le prestazioni occasionali e le collaborazioni temporanee: insomma, in un modo o nell’altro, rapporti precari.

Le situazioni di irregolarità

Non si può trascurare, poi, l’esistenza di molteplici situazioni di lavoro subordinato caratterizzate da una condizione di irregolarità. Ancora, nella fascia di età che va dai 25 ai 34 anni si registra un incremento della disoccupazione, ed è proprio questo il range in cui si conta il maggior numero di rapporti di lavoro intermittenti o somministrati a termine. Il risultato è che il quadro abruzzese mostra la proliferazione di una massa critica irregolare.

Come trovare lavoro in Abruzzo

Va detto, comunque, che le offerte di lavoro a livello regionale non mancano, come si può verificare facilmente navigando sul sito applavoro.it. Qui, infatti, si possono trovare inserzioni e annunci per impieghi a Pescara e nel resto della regione. Tra le professioni richieste ci sono i banconisti, i business analyst, gli addetti al banco macelleria, i dj, gli aratori, gli impiegati commerciali, i manovali, gli ingegneri meccanici e i geometri. Vale la pena di consultare applavoro.it, comunque, per scoprire tutte le offerte più interessanti sul territorio.

Che cosa succede nel mercato del lavoro abruzzese

Ciò che è già stato notato a livello nazionale si potrebbe riproporre in Abruzzo: la crescita delle partite Iva e degli autonomi serve solo a celare situazioni irregolari, mentre il numero dei lavoratori stabili diminuisce. I contratti a termine, ormai è chiaro, rappresentano il polmone per mezzo del quale le imprese scelgono di gestire la manodopera in eccesso in prima battuta. La cassa integrazione, poi, va a dilazionare o comunque a coprire quei rapporti di lavoro che sono destinati a concludersi proprio nel momento in cui la cassa integrazione stessa non sarà più disponibile e verrà meno il blocco dei licenziamenti decretato a marzo.

La manodopera in eccesso

Rispetto allo scorso anno, si è ridotto di quasi il 12% il numero di ore che sono state lavorate nel complesso. Questo lascia intuire, anche se in modo spannometrico, che si ha a che fare con circa il 10% di forza lavoro in eccesso. Estendendo il dato su scala nazionale, si parla di qualcosa come 2 milioni e 300mila occupati, contando sia gli autonomi che i dipendenti. Nel corso dei prossimi mesi è intuibile una consistente perdita di occupazione, che la ripresa potrà frenare solo in parte.

Chi sarà penalizzato

A essere penalizzate, come sempre accade, le fasce più deboli: il riferimento non è solo ai lavoratori a termine, ma anche a tutti quegli occupati a bassa professionalità, a maggior ragione negli ambiti della ristorazione, del turismo e del commercio al dettaglio, che sono stati i più sofferenti a causa della pandemia. Come rimediare a una situazione del genere? Da un lato mettendo in atto delle politiche che permettano di ricollocare i lavoratori in eccesso; dall’altro lato sostenendo la capitalizzazione e la liquidità di quelle imprese che in caso contrario non potrebbero fare altro che chiudere.