“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Il killer non ha confessato
Domani l'interrogatorio di garanzia nel carcere di San Donato. Muriana: «Prove schiaccianti». Già, ma le pistole?
L'INTERROGATORIO DI GARANZIA DEL KILLER - Domani mattina, alle ore 10, si terrà nel carcere di San Donato a Pescara l'interrogatorio di garanzia per la convalida dell'arresto di Angelo Ciarelli, 36 anni, rom, pluripregiudicato, accusato dell'omicidio di lunedì scorso in via Tavo, nell'atrio delle case popolari del "Ferro di Cavallo". Toccherà al giudice del Tribunale di Pescara, Maria Carla Manzo ascoltare le dichiarazioni dell'uomo accusato di avere ucciso con un colpo di pistola, saparato al bruciapelo, Tommaso Cagnetta, 42 anni, originario di San Severo in provincia di Foggia. Presumibilmente sarà difeso dagli stessi legali, Metta e Valentini, che difendono anche il fratello Massimo, 28 anni, detenuto nel carcere di Vasto per l'omicidio dell'ultrà pescarese Domenico Rigante. Molto probabilmente si avvarrà della facoltà di non rispondere: una prassi consolidata nei casi in cui l'imputato è fortemente sospettato di essere il colpevole di un delitto così grave. A San Donato Angelo Ciarelli troverà, una volta uscito dall'isolamento, i cugini (Luigi, Antonio e Angelo), detenuti per l'omicidio del primo maggio in piazza Grue.
MURIANA: «ABBIAMO PROVE SCHIACCIANTI» - Ieri nella conferenza stampa il vicequestore aggiunto Pierfrancesco Muriana ha raccontato ai giornalisti le fasi che hanno portato all'arresto di Angelo Ciarelli. «Si è presentato in Questura spontaneamente sostenendo che noi lo stavamo cercando. Ed era vero, ovviamente!», ha spiegato il Primo dirigente della Mobile. «Ci ha detto - così Muriana - che lui non c'entrava niente ma sapevamo benissimo, in base alle prove che avevamo raccolto che poteva essere stato soltanto lui ma non ha confessato. Alla fine alle 6 di mattina l'abbiamo portato in carcere». A suo carico pesano, oltre le dichiarazioni di alcuni testimoni presenti sulla scena del delitto, anche 13 pallottole trovate dentro un calzino e nascoste in un tombino nei pressi dell'abitazione della famiglia Ciarelli in via Vico Lo Moro, una traversa di via Aterno, a Pescara. Proseguono intanto le perquisizioni nella casa e nelle abitazioni dei parenti per cercare questa pistola calibro 38 che è il vero mistero di diverse vicende criminali.
LA RABBIA DI ANTONIO - Intanto sul web si scatena la rabbia della gente che non ne può più di vedere pericolosissimi pregiudicati girare armati per la città di Pescara come se nulla fosse. Quello che ci ha impressionato di più è stato ovviamente quello del fratello gemello di Domenico Rigante. Il 24enne, zio di una bambina di pochi mesi, sul suo profilo ha scritto: «Mio fratello è stato ucciso senza pietà! Ora basta! Fuori da Pescara!». Un comprensibile grido di rabbia condiviso, in parte, anche dalle parole di Pierfrancesco Muriana. «Questa gente - ha spiegato in conferenza stampa ieri - non ha paura di niente. L'atteggiamento di Angelo Ciarelli, un sorvegliato speciale, uscito dal carcere un anno fa dopo aver scontato una condanna a 15 anni di carcere per omicidio, che si presenta in questura per dire che lui è innocente, nonostante le prove, conferma come possano sentirsi sprezzanti delle regole e della legge. Il problema, semmai, è quello della certezza della pena». Parole ancora più dure che indicano come spesso le forze dell'ordine vedono vanificare degli sforzi professionali incredibili, - ieri per arrestare Angelo Ciarelli sono rientrati dalle ferie diversi ispettori della sezione narcotici (Sciolè) ed omicidi - a cause delle maglie della legge.
Marco Beef