“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Il fenomeno delle "Baby-Bulle" nel report della polizia postale
I dati della campagna "Una vita da social" hanno coinvolto 15.268 ragazzi: aumentano i reati commessi dalle giovanissime. Leggi le due storie
BULLISMO: NUMERI E PECULIARITA' DI UN FENOMENO IN CRESCITA. I dati raccolti dalla campagna “Una Vita da Social”, promossa dalla Polizia di Stato che ha coinvolto 15.268 ragazzi e che ha visto la collaborazione di Skuola.net, ripropongono l’attualità del fenomeno “bullismo”. La caratteristica che emerge dal report è inequivocabile: c'è un aumento considerevole delle giovanissime come autrici e protagoniste di un reato odioso perchè produce nelle vittime uno stato di sofferenza atroce, fisica e psicologica. Se è vero che il bullismo continua a svilupparsi soprattutto off-line - l’87% delle vittime è stato infatti preso di mira esclusivamente o prevalentemente nella vita reale - è in aumento il fenomeno del cyberbullismo, cioè quello sulla rete. Tutto ciò nasce da un uso distorto dei canali di comunicazione, come i social network (Facebook, Istagram e Twitter) o della messaggistica istantanea (whatsapp), i quali spesso vengono interpretati come un mezzo per ferire, danneggiare, denigrare la vita altrui.
BULLISMO TRADIZIONALE E CYBERBULLISMO. Quali sono le differenze tra il bullismo tradizionale ed il cyberbullismo? Il primo, essenzialmente, può descriversi come un fenomeno psico-sociale generalmente sviluppato nel periodo adolescenziale e pre-adolescenziale. Molto di frequente nasce all’interno dei gruppi scolastici o nel cosiddetto “gruppo dei pari” ed è riconducibile ad azioni aggressive, intenzionali, condotte dal branco o una persona singola che deliberatamente intendono far male o a danneggiare un coetaneo, che non può facilmente difendersi e che si ripetono nel tempo. Se tali azioni si nutrono delle possibilità offerte dai nuovi media o mezzi di comunicazion (sms, immagini, foto o video clips, chiamate telefoniche, e-mail, chat rooms, istant messaging, siti web,) allora è cyberbullismo.
UNA VITTIMA FINISCE SU YOUTUBE. Tra i casi finiti all'attenzione della Polizia postale di Pescara c'è quello di una ragazzina di una scuola media che è stata aggredita verbalmente e fisicamente in spiaggia da un branco di bulle, che non hanno perso tempo nel filmarla con i telefonini. Dopodichè le immagini di quel video orrendo sono state fatte girare via whatsapp tra numerosi ragazzi e ragazze e poi anche su Youtube. Nel filmato si vedono immagini di violenza ma anche insulti, umiliazioni e denigrazioni di ogni tipo. Insomma uno schifo che per fortuna è stato stroncato dalla polizia dopo che è stata presentata la denuncia.
INSULTI VIA FACEBOOK. Un caso tipico è quello E, una ragazza molto graziosa di una scuola media vittima di bulle gelose della sua avvenenza. Tutto inizia con uno “scontro” nel cortile della Scuola. Cinque ragazze “affrontano” la vittima con fare intimidatorio, minacce, insulti, percosse. Nei giorni segue ancora la minaccia “dal vivo”, per non far denunciare l’aggressione. E infine la trasposizione sui nuovi media. Il vantarsi del biasimevole gesto, il proliferare di insulti, la descrizione da parte delle altre minori dell’aggressione sulla bacheca dei loro profili Facebook.
La causa scatenante di tutto ciò? Anch’essa emblematica: il rifiuto dell’ “amicizia” sul web di una delle autrici della violenza, da parte della vittima. Amicizia, ovviamente, virtuale.
L'ANALISI DELLA POLIZIA. “Ai ragazzi, alle famiglie e agli operatori della scuola si cerca di illustrare il fenomeno e di offrire i referenti per la soluzione delle problematiche, primo tra tutti, quando i comportamenti si trasformano in reato, il ricorso alle Forze dell’Ordine” , sottolinea la dott.ssa Elisabetta Narciso, Dirigente il Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni Abruzzo. “ La grande attrattiva che i nuovi media esercitano sui giovani, hanno evidenziato fenomeni border line tra devianza giovanile e psicologia dei gruppi. E’ bene evidenziare - afferma sempre la dott.ssa Narciso- che oltre al disvalore etico, morale e sociale di questi comportamenti, i minori autori dei fatti sono stati tutti identificati e segnalati all’Autorità Giudiziaria. Recentemente vi è stato un incremento delle accuse rivolte a minorenni in qualità di autori di reato. La gravità varia dagli atti persecutori alle percosse, dalle ingiurie alla diffusione di materiale pedopornografico. Tutto ciò con l’evidente pregiudizio anche delle famiglie degli autori delle condotte, chiamate al ristoro dei danni causati dai loro figli”.
Redazione Independent