“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Il Faraone d'Abruzzo compie 50 anni al Governo esclusa la parentesi giudiziaria
Luciano D'Alfonso da Manoppello probabilmente comandava anche in fasce, durante l'infanzia ed il periodo della scuola. La carriera del fenomeno politico abruzzese più discusso dopo Gaspari
D'ALFONSO FA CINQUANTA. ll fenomeno politico abruzzese più abruzzese che c'è, dopo Remo Gaspari, si chiama Luciano D'Alfonso che oggi, 13 dicembre 2015, festeggia i cinquantanni di governo e di potere. Luciano I, battezzato da noi di AbruzzoIndependent.it col soprannome di "Faraone d'Abruzzo", probabilmente comandava già in fasce e durante l'adolescenza. Superato il diploma di Maturità Classica i dubbi scompaiono. Il primo incarico lo riceve (o lo conquista per non indispettire) a 23 anni quando viene eletto presidente della Provincia di Pescara, il più giovane d'Italia. Poi "diviene" consigliere regionale (2000) quindi, nel pieno della maturità, sferra l'attacco alla Città di Pescara, della quale ha tutta l'intenzione di lasciare una traccia del proprio io, nel bene (Ponte del Mare, Aurum, Parco D'Avalos) e nel male (Piazza Salotto e Ponte del Cielo). Oggi D'Alfonso, che è più giovane di Maurizio Acerbo anche se a vederli non sembra poi tanto, è Governatore d'Abruzzo perchè ha vinto la sfida all'Emiciclo (24 maggio 2014) asfaltando, prima gli sfidanti delle primarie che il presidente uscente Gianni Chiodi ed il candidato grillino Sara Marcozzi. Insomma, una vita di successo, partita da lontano, dal piccolo comune di Lettomanoppello, nel pescarse, dove è iniziato, il suo cammino nella pubblica ammministrazione ma anche quello nella giustizia. Il riferimento al famoso arresto, avvenuto poco prima del suo compleanno nel Natale 2008, disposto dalla procura di Pescara, nell'ambito dell'inchiesta "Housework" sulle presunte tangenti, ipotesi sconfessata da due gradi di giudizio, nelle opere pubbliche del Comune e per i project financing dei cimiteri di Pescara e della riqualificazione dell'Area di risulta, lo ha profondamente segnato. E nonostante la pulizia del casellario giudiziario ancora molti non gli perdonano la strategia difensiva usata nel processo, dove si è difeso con le unghia e con i denti chiamado fior fior di professionisti e consulenti, e ovviamente il riferimento ai "soldi della zia". Quel periodo resterà un'ombra oggettiva nella folgorante carriera di un uomo abituato al potere e che, se non avesse incontrato quel magistrato di cui spesso parla nelle interviste (Gennaro Varone), probabilmente oggi sarebbe Ministro della Repubblica Italiana o Capo di Governo al posto del granduca Matteo Renzi, altro imbattibile della politica, col quale, si dice, ci sia una simpatia uguale e contraria. Luciacamion, questo uno dei tanti soprannomi che gli sono stati affibiati, non si è perso d'animo e sta cercando di recuperare il tempo perduto. Prima e dopo quel fattaccio era comunque attivo. Oggi che è il primo cittadino d'Abruzzo è sempre in giro per incontrare persone, vedere gente, stringere mani, posare prime pietre, incaricare, appaltare, nominare, partecipare a dibattiti, soprattutto a Roma e Bruxelles, dove ci sono le vere stanze del potere. La sua agenda è pubblica e fittissima. Il suo staff allo stremo, soprattutto gli autisti costretti a beccare multe per non far perdere tempo prezioso alla "macchina da guerra" D'Alfonso. Per D'Alfonso, insomma, la politica è vita anche se la Regione Facile, quella promessa durante le elezioni, sembra ancora molto lontana e diversa da quella condotta dai cosiddetti (da lui) "Bevitori di Crodino". Visto che ci cita spesso, e non sempre in termini lusinghieri, porgiamo gli auguri all'uomo che non si crede Faraone, cioè l'unico intermediario tra gli uomini e le divinità celesti. Ma noi di AbruzzoIndependent.it, si sa, siamo "infedeli" al potere.
Marco Beef