“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Il Centro alla Scuola di Regione di "Big" D'Alfonso
Sul palco il direttore Tedeschini moderava il convegno su «Limiti dell'azione politica». Superospite il questore Savina
IL CENTRO ALLA SCUOLA DI REGIONE DI "BIG" LUCIANO D'ALFONSO. A pochi mesi dalle elezioni regionali ascoltare il direttore responsabile del quotidiano "Il Centro" Mario Tedeschini dare candidamente del tu, davanti all'affollatissima platea del cinema teatro Circus, al candidato Luciano D'Alfonso è parso, almeno a noi che scriviamo, francamente inopportuno.
E' vero che per un giornalista è normale avere rapporti con la politica, partecipare a dibattiti e convegni, oltre ad avere contatti con gli esponenti delle istituzioni e dell'imprenditoria a tutti i livelli. E' vero anche che del palcoscenico della Scuola di Regione, l'evento creato dal "Faraone" mesi orsono per preparare il ritorno alla politica dopo lo stop giudiziario, facevano parte anche il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, il magnifico rettore dell'Università di Teramo Boccia, l'avvocato forzista Donato Bruno, monsignor Vincenzo Amodio e i giganti di magistratura e della polizia giudiziaria Nicola Trifuoggi (l'ex procuratore capo a Pescara che tutti conoscono perchè ha scardinato il sistema affaristico nella sanità abruzzese) e Luigi Savina, l'uomo che mise le manette al boss di "Cosa Nostra" Giovanni Brusca.
Ma la confidenzialità mostrata dall'editorialista del Gruppo Finegil, senza contare che il datore di lavoro di Tedeschini ha la tessera numero uno del PD, partito che verosimilmente avallerà la candidatura di D'Alfonso il prossimo 24-25 maggio contro Gianni Chiodi e qualcuno del MoVimento 5 Stelle, ha riproposto il legame malato tra stampa e politica, oggi più che mai nell'occhio del ciclone. A nostro modestissimo avviso, infatti, anche le circostanze pacifiche e di qualità come quelle mostrate durante il convegno su «I limiti dell’azione politica», in cui il direttore de Il Centro svogeva le vesti del moderatore, lo steccato tra la stampa libera ed il potere doveva essere sempre esattamente percettibile. Così non è stato, sempre secondo noi. E se, poi, Beppe Grillo, sul suo seguitissimo blog, si permette di infangare la categoria e creare una sorta di lista di proscrizione per i giornalisti "nemici", incitando i suoi alla "caccia alla penna", non forse è colpa anche di connection come queste? A riveder le stelle ... presto e speriamo.
Il Sub