“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Il 23 la decisione finale
L'abolizione delle Province mette il pepe al 'sederino'. Due ipotesi possibili (Italica, Unica), una impossibile
RIORDINO PROVINCE. LA DECISIONE FINALE. Il 23 ottobre la Regione Abruzzo sarà chiamata a decidere la proposta definitiva da inoltrare al Governo circa il riordino delle circoscrizioni provinciali nella terra d'Abruzzo. Un scelta importante, decisa dal Decreto "Cresci Italia" del Governo Monti in merito alla Spendig Review, che determinerà in maniera importante il futuro di tutti i cittadini abruzzesi. Ovviamente qualcuno non ci sta. Chi? Ma naturalmente i politici che temono oltre alla scomparsa, sui rispettivi territori, di uffici fondamentali (quali Prefetture o Questure) anche di centinaia di poltrone, inutili, oggi occupate e pagate profumatamente con il denaro dei cittadini.
LE IPOTESI POSSIBILI. Le ipotesi sottoposte al Cal (Consiglo delle Autonomie Locali della Regione Abruzzo) sono fondamentalmente queste tre: quella dell'istituzione della provincia unica, il doppio accorpamento (L'Aquila-Teramo e Pescara-Chieti oppure L'Aquila e Pe-Ch-Te cosiddetta "Italica") e, infine, quella (poco credibile) di mantenere tra province (L'Aquila, Chieti e Pescara-Teramo). Il Governo, infatti, stabilisce dei parametri chiari per quanto riguarda la nuova architettura amministrativa del territorio. Ed in Abruzzo le province che potranno continuare ad esistere sono al massimo due. Non una di più. Sembra, infine, francamente assurda la possibilità che si proceda all'abolizione totale dei quattro Enti attualmente previsti dall'architettura amministrativa dello Stato. Chiodi ha espresso la propria predilezione per la costituzione di un'unica Grande provincia solo che, in questo caso, il problema riguarderà la scelta della sede: in pole ovviamente L'Aquila, outsider Pescara.
LO "SPETTACOLO" AL CAL. Naturalmente la battaglia per portare "acqua al proprio mulino" si è contornata di ogni aspetto tipico del campanilismo di paese. Nei numerosi e frequentissimi incontri, riunioni e bla bla bla... nessuno è riuscito ad esprimere un'ipotesi credibile di riorganizzazione territoriale e far convergere le proprie idee su una proposta condivisa. Anzi la discussione, invece che seria e progressista, ha assunto toni da bar dello stadio. Qualcuno ha osato azzardare frasi assolutamente fuori tempo, tipo: «Io a Chieti non ci vado!» Oppure: «L'Aquila deve restare il capoluogo d'Abruzzo». E, poi: «Mobilitiamoci contro i nemici di Teramo». Infine, il "classico": «Son contento ed orgoglioso d'esser nato pescarè. Pescarè!». Staremo a vedere.
Marco Beef