“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
I silenzi dell'Arca perduta
La società che doveva garantire le opere pubbliche della convenzione stipulata dal Comune era già fallita nel 2005
SPOLTORE. IL CAOS PER L'ARCA. Sembra quasi il titolo di un film d'avventura "I Misteri dell'Arca della Discordia" dato il considerevole numero di colpi scena nella trama. Al sindaco di Spoltore Luciano Di Lorito (quota Idv) è noto che la "visione" non sia di suo gradimento. Ogni volta che esce fuori qualcosa sul "capolavoro" di Villa Raspa - l'Arca ha addirittura mutuato il nome dalla Sacra Bibbia: cioè il simbolo della presenza di Dio in mezzo al suo popolo - c'è un "mal di pancia" in più da smaltire ed una polemica da smussare. Di Lorito, che non è uno sprovveduto, ha sempre bollato la questione come «non prioritaria ai fini dell'attività amministrativa» ma è innegabile che quelle opere pubbliche (un parco pubblico ed una piscina) mancano ai cittadini, che si sentono defraudati da qualcosa che era stato previsto - la famosa convenzione del 2001 - in cambio di un accordo sul Prg. Ovviamente l'opposizione sapeva che l'argomento poteva riservare delle sorprese e, sin dal primo istante, non ha mollato a caccia di un succuleto "osso" da sgranocchiate. Leggete un pò cosa è venuta a scoprire Marina Febo attraverso una semplicissima visura camerale.
GARANZIE DI UNA SOCIETA' FALLITA? Durante quello che doveva essere un innocuo consiglio comunale di Halloween la consigliera Marina Febo ha recitato l'insolita parte - è una cattolica ultraortodossa - del fastidioso spiritello della tradizione celtica. «Dolcetto o Scherzetto?», ha chiesto bussando alle porte della Giunta che, invece, ha risposto "picche" fregandosene dell'ira e della potenza dell'occulto. Tradotto in linguaggio spoltorese: la Febo ha sganciato una bomba: la società "Intercontinentale SpA", che doveva garantire la realizzazione delle opere da parte dell’Arca, in virtù di una Convenzione con il Comune che aveva durata fino al 2011, sarebbe stata dichiarata fallita già nel 2005. «Di fronte all’inadempimento dell’Arca c’era - spiega la consigliera - una polizza fideiussoria che doveva garantire la realizzazione delle opere e non ci spiegavamo come mai non si procedesse a escutere la polizza. Quando ho verificato che gli uffici competenti del Comune mi hanno mostrato soltanto una semplice copia della polizza fideiussoria, sulla quale non era apposto neppure un timbro di ricezione del protocollo del Comune, mi sono incuriosita e ho fatto una visura storica della società. Con molto stupore, ho scoperto che la società “L’Intercontinentale SpA” è stata costituita nel luglio 2001, solo due mesi dopo la stipula della Convenzione tra l’Arca e il Comune, e che ha rilasciato la polizza fideiussoria all’Arca nel dicembre dello stesso anno e nel febbraio successivo è stata trasformata in SrL e contestualmente messa in liquidazione, con trasferimento della sede legale da Firenze a Reggio Calabria. Nel momento della dichiarazione di fallimento - sempre la Febo - la società possedeva un capitale sociale in liquidazione di 14.500 euro (mentre doveva garantire una fideiussione per 5 milioni di Euro circa) e i soci erano due signori anziani, uno del 1928, uno del 1924 e un cittadino marocchino». Due anziani quasi centenari ed un cittadino africano? L'ottimo Di Pietro, interrogato sulla questione, avrebbe certamente usato il suo originalissimo slang «ma che c'azzeccano?».
CHI DOVEVA CONTROLLARE? Cercando inoltre su internet i consiglieri di opposizione avrebbero trovato delle cose inquietanti. Ci sarebbero diverse notizie sulla società Intercontinentale Spa circa false fideiussioni e, addirittura, la sua amministratrice, tale Filomena Piccapane, classe 1928, sarebbe nota alla Guardia di finanza come persona con "precedenti penali inerenti l'emissione di assegni senza provvista". Già, ma se è trutto vero possibile che nessuno si sia accorto di nulla? «La polizza - ancora la Febo - non è stata mai monitorata nel tempo, tant’è che non è stata mai variata in base alle modifiche alla Convenzione approvate in corso d’opera. Inoltre, il collaudatore incaricato dal Comune, tale ing. Amedeo D’Aurelio, non ha ancora portato a termine il collaudo amministrativo, nonostante più volte sollecitato». E dei premi non si sa nulla? «Ho provveduto a fare una interrogazione al Sindaco e agli Assessori - aggiunge - fornendo queste informazioni e soprattutto richiedendo all’Arca le prove dei pagamenti dei premi annuali versati dal 2006 al 2011 (a una società fallita nel 2005?)». Sulla vicenda dell'Arca c'è già un procedimento in corso e la Febo ha chiesto di inviare la documentazione alla Corte dei Conti, oltre che alla Procura della Repubblica. Per la Febo Di Lorito si sta comportando come Ponzio Pilato. «Con enorme sconcerto - si legge nella nota inviata alla stampa - ho ascoltato la risposta del Sindaco che ha tenuto a precisare più volte che se intendessi portare il caso all’attenzione delle autorità competenti avrei dovuto farlo “io personalmente”, lavandosi in sostanza le mani». Dall'Arca alla polemica il passo è breve.
LA POLEMICA POLITICA. Inevitabile a questo punto la polemica politica. «Mi ha colpito - ancora la Febo - sentire queste parole da parte di un Sindaco dell’Italia dei Valori che, in passato, ha fatto anche centinaia di kilometri per andare a Campobasso a depositare esposti-denuncia contro la precedente amministrazione e ora si tira indietro di fronte alla necessaria chiarezza che deve essere fatta su questa vicenda, senza ulteriore indugio. Forse il Sindaco dimentica che, nello svolgimento delle nostre funzioni, assumiamo tutti la qualifica di pubblici ufficiali e che lui, più di tutti, in qualità di responsabile dell’Ente, è tenuto ad assumersi le sue responsabilità. A nome del PDL che rappresento insieme a Marco Della Torre, con i Consiglieri Rino Controguerra per Prima Spoltore ed Edoardo Diligenti per Spoltore Futura, Carlo Spatola Maio per il Movimento 5 Stelle, chiediamo al Sindaco Di Lorito di rispondere all’interrogazione nel più breve tempo possibile». Come direbbe il comandante Schettino scendendo dal Concordia: Vabbuò!
Marco Beef