“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
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Bocciato il piano regionale delle attività estrattive. Gli industriali: "Effetti devastanti su lavoro e imprese"
LETTERA AL GOVERNATORE- Anche Confindustra, Ance Abruzzo, Confapi, Arca e ACT - associazioni che riuniscono il maggior numero e le più importanti aziende operanti nel settore estrattivo - hanno preso atto di quanto contenuto nell’art. 29 della Legge Regionale “Disposizioni finanziarie per la redazione del Bilancio annuale 2012 e pluriennale 2012-2014 della Regione Abruzzo (Legge Finanziaria Regionale 2012)” ed espresso un giudizio assolutamente negativo. Le categorie, attraverso una lettera aperta al Governatore, si sono dette contrarie a interventi legislativi che producono unicamente effetti devastanti sulle imprese e sui lavoratori abruzzesi.
PRESSIONI PER TRIVELLARE - Le associazioni ritengono che la redazione del Piano Regionale delle attività estrattive sia assolutamente necessaria e non ulteriormente rinviabile, poiché si tratta di uno strumento di programmazione economica e territoriale di importanza fondamentale per il settore. Infatti, tramite esso si potrà garantire la tutela dell’ambiente e del territorio, il corretto utilizzo delle risorse endogene e la certezza del diritto per gli imprenditori abruzzesi con tempi certi e ridotti per le procedure autorizzative (attualmente pari in media a 22 mesi). Si ribadisce inoltre che il settore delle attività estrattive è strategico per l’industria abruzzese rappresentando circa il 10% del P.I.L. regionale, producendo gran parte delle materie prime per l’edilizia e garantendo occupazione e reddito direttamente ad oltre 6.500 dipendenti, che diventano oltre 15.000 considerando il cospicuo indotto sviluppato. Per quanto sopra, le Associazioni qui rappresentate chiedono con forza l’abrogazione della norma contenuta nell’articolo 29 della richiamata Legge Regionale.
EFFETTI SU IMPRESE E LAVORO - Stando a quanto dicono le associazioni la norma provocherà in tempi brevi la chiusura delle aziende abruzzesi operanti nel settore della produzione dei materiali per l’edilizia, con conseguente perdita del posto di lavoro per migliaia di lavoratori del settore e dell’indotto. Allo stesso modo, determinerà la progressiva eliminazione dal mercato abruzzese delle aziende locali a favore di produttori extra regionali, con fortissimo rischio di infiltrazioni malavitose. E’ francamente assurdo che ciò possa essere determinato da una norma votata dai rappresentanti del popolo abruzzese, tanto più nel momento attuale, estremamente delicato ed importante per l’intera regione, nel quale entrano nel pieno fervore le attività edilizie della ricostruzione nel cratere aquilano e quindi nel momento in cui necessiteranno maggiormente i materiali edili provenienti dalle industrie abruzzesi.
Red. Independent