“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
I PIR e la svolta nella gestione del risparmio
Nel 2017 stati 800mila gli italiani che hanno sottoscritto il prodotto destinandovi una parte dei propri risparmi e la maggior parte di questi sono al primo investimento
LA SFIDUCIA NELLE BANCHE. Il tema dei risparmi e della loro gestione è spesso al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica. Soprattutto in Italia, dove una serie di fatti di cronaca hanno giustificato la crescente sfiducia degli investitori nei confronti degli istituti bancari. Numerosi risparmiatori si sono improvvisamente ritrovati senza una parte dei fondi accumulati a causa della cattiva gestione di banchi e istituti finanziari, finendo sul lastrico. Da quel momento in poi, si sono moltiplicate le iniziative che puntassero a gestire il risparmio al fine di generarne un profitto a fronte di un periodo di investimento a medio o lungo termine.
Tra gli strumenti senza dubbio più conosciuti e apprezzati dal mercato finanziario e dagli investitori stessi vi sono quei prodotti che riescono ad abbinare trasparenza, contenimento dei costi e abbassamento dei rischi, rispondendo ad una ben chiara esigenza dell’utenza, che a gran voce richiedeva, alla luce di quanto già accaduto, una svolta epocale nel settore finanziario. Tale svolta è arrivata soprattutto con l’ausilio della tecnologia, che ha radicalmente trasformato il rapporto tra l’utente e l’ente erogatore del prodotto e servizio.
A certificare il cambiamento il grande successo in Italia dei Piani Individuali di Risparmio. Sul territorio nazionale sono stati 800mila gli italiani che nel 2017 hanno sottoscritto il prodotto destinandovi una parte dei propri risparmi e la maggior parte di questi sono al primo investimento. Chiarezza, trasparenza e contenimento dei costi ancora una volta hanno fatto centro, raccogliendo un bacino di utenti potenzialmente interessati, ma che fino a quel momento erano rimasti silenti non intercettando nel mercato quella componente fondamentale - la fiducia - che progressivamente si era persa. In appena un anno di vita, dunque, i PIR hanno ricevuto 800mila sottoscrizioni, per un investimento medio pari a 13.678 euro.
Numeri e investimenti sono stati analizzati dall’Ufficio Studi di Assogestioni e poi presentati durante il Salone del Risparmio del 2018. Nonostante le caratteristiche precise con cui lo Stato ha deciso di immettere sul mercato i PIR, i risparmiatori hanno apprezzato in maniera particolare la possibilità di non veder tassati i profitti a fronte di un mantenimento per un periodo minimo di 60 mesi e l’asse con le piccole e medie imprese del territorio, a cui sono destinati buona parte degli investimenti dei Piani Individuali di Risparmio.
Gli italiani che hanno investito nei PIR rientrano in gran parte nella categoria dei Millennials, coloro che, tra l’altro, sono più propensi all’utilizzo dei dispositivi mobili per la gestione del risparmio, che ritengono sufficiente uno smartphone per monitorare l’evoluzione dell’investimento. Tale categoria fa parte anche degli investitori che si sono dichiarati disposti ad acquistare azioni qualora fossero emessi da colossi del web come Facebook, Apple, Microsoft, Google ed Amazon. Questo dato fa però riflettere su una certa mancanza di fiducia nei confronti di realtà più piccole ma conosciute sul territorio o nel continente, la cui proposizione finanziaria viene totalmente assorbita dall’orbita dei grandi del mercato.
I PIR vanno proprio in quella direzione: cercare di valorizzare le PMI italiane, raccogliendo una sfida ben chiara, evidenziata dal direttore generale di Assogestioni Fabio Galli: «Il mondo non può funzionare solo con i titoli di Stato: bisogna portare più risorse verso gli investimenti a lungo termine. In quest’ottica, i PIR danno un contributo molto forte, proiettando le risorse verso le imprese più piccole».
Redazione Independent