“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Giornalino censurato, scoppia un caso al Liceo Classico di Pescara?
La preside avrebbe fatto ritirare dalle classi tutte le copie di "Aletheia". Ma la libertà di stampa e di pensiero va sempre tutelata
AL CLASSICO SCOPPIA UN CASO. "La preside del liceo classico fa censurare il giornalino scolastico ufficiale; i ragazzi ne fondano uno "clandestino", lei fa ritirare tutte le copie, a forza, da tutte le classi e minaccia sanzioni disciplinari se ne vedrà ancora qualcuno in giro. Ragazzi miei, benvenuti nel fascismo postmoderno!". Questo il testo di un breve messaggio pervenutoci in redazione e che riguarda la presunta censura subìta dai redattori di "Logos", giornalino di istituto che fino a poco tempo fa veniva stampato 'liberamente' nel liceo classico Gabriele D'Annunzio di Pescara. Ebbene, in base all'accusa mossa, questa libertà sarebbe ora venuta meno. E così, per tutta risposta, un gruppo di anonimi studenti ha dato vita ad "Aletheia", che in greco significa "verità".
DA LOGOS AD ALETHEIA. Abbastanza chiaro, dunque, sin da subito l'intento di questo organo di stampa in miniatura. E, dandogli un'occhiata, non è difficile intuire la sua impostazione quantomeno "progressista". Di conseguenza, visto che a noi di AI piace dire chiaramente come stanno le cose, riteniamo che non ci sia molto da stupirsi se, preside o non preside, tale giornalino sia stato visto di cattivo occhio in una scuola che è sempre stata tendenzialmente destrorsa.
DAGLI ANNI '90 A OGGI. Anche negli anni '90, ad esempio, chi era di sinistra e frequentava il Classico si sentiva quantomeno 'a disagio' perchè l'humus culturale, e più in generale ambientale, che si respirava in via Venezia pendeva decisamente verso un'altra direzione. In realtà, è bene precisarlo, oggi le cose sono un po' cambiate: quella di cui stiamo parlando è una questione che va oltre le divisioni politiche, ormai superate, e che riguarda la contrapposizione tra libertà e censura. Quindi, in attesa che dalla presidenza qualcuno ci faccia conoscere la sua versione su come siano andati i fatti, vi salutiamo e sempre que viva la libertà di stampa (e di pensiero).
Nicola Chiavetta