“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
"Gemellone". Ultrà in Paradiso
Quattromila persone per rendere omaggio al giovane tifoso barbaramente ucciso da un "commando" di rom
CiAO DOMENICO, SARAI SEMPRE CON NOI - Al funerale vero non c'eravano, non ci siamo arrivati: infatti, non ci piacciono troppo le celebrazioni ufficiali e le prediche. Questa volta ci siamo fermati prima e non abbiamo seguito la bara col corpo del giovane tifoso del Pescara, Domenico Rigante - lo ricordiamo: barbaramente ucciso, martedì scorso, da un "branco di vigliacchi" senza scrupoli - sino al Villaggio Alcyone, insieme agli altri ultras. Per noi l'ultimo saluto a Domenico Rigante è avvenuto, dentro lo Stadio Adriatico, sotto la Curva Nord. E' stato un momento davvero toccante dire addio al giovane papà, soli 24 anni, nel posto che amava di più, lo stadio Adriatico di Pescara, che era tutto per lui.
4MILA AMICI COMMOSSI - C'erano i familiari, il fratello gemello Antonio, gli amici, i cittadini di Pescara, i Pescara Rangers ed altre delegazioni di tifosi provenienti da Messina, Vicenza e persino da Chieti. Piangevano quando è arrivata quella Mercedes grigia ed è stata tirata fuori la bara di Domenico avvolta da sciarpe, maglie e bandiere del suo amatissimo Pescara. Una scena già vista ma un onore riservato a pochissimi (vedi il funerale di Marco "Bubù" Mazza), segno che quel ragazzo si era fatto volere bene dalla sua gente ed è qualcosa che conta tanto in un'epoca come questa. Gli ultras, poi, hanno un modo speciale di salutare un "fratello" prematuramente scomparso: soprattutto sono sinceri ed anche questa è una qualità che si riscontra raramente nella nostra società. Battiti di mani, canti, sirene, fumogeni, petardi e tutto quello che può servire in casi del genere. E striscioni come questo: «Da fiero guerriero hai sempre combattuto. Solo contro l'infamia nullla hai potuto. Ciao Domenico». E' stato tutto terribilemente commovente ed abbiamo fatto fatica a trattenere le lacrime.
LA RABBIA E LA VENDETTA - Oltre alla commozione, però, si respirava una "brutta aria" mentre le centiania di persone seguivano la bara di Domenico che faceva il giro dello Stadio Adriatico. Il pensiero andava al principale protagonista di questa terribile vicenda, Massimo Ciarelli, 29 anni, latitante da martedì scorso e ricercato dalle questure di tutta Italia. Un vero delinquente che non si è reso minimamente conto della follia che ha compiuto, insieme alla sua banda di criminali. Una barbara esecuzione (Domenico è stato ucciso senza nessuna pietà mentre gridava al suo assassino di non sparare) che ha gettato la città di Pescara in un clima di orrore e tensioni spaventose. Anche la comunità rom (non sono tutti delinquenti e non si può fare di un'erba tutto un fascio!) è spaccata: molti hanno paura per quello che potrà succedere nei prossimi giorni. I bambini, che sono vittime innocenti di questa situazione, non vanno più a scuola e questo è un altro segnale della gravità del momento. Ci giungono, poi, segnalazioni di problemi anche all'interno delle carceri dove i detenuti, di etinia rom, sono più divisi più che mai. L'unica strada possibile per uscire da questa "dannata crisi sociale" è assicurare i responsabili di questa barbaria alla Giustizia. Ed il compito spetta alle Istituzioni: sono loro che devono mantenere l'ordine pubblico e la sicurezza nella città di Pescara e ovunque. Saranno all'altezza del compito che una società civile gli ha assegnato? Noi ce lo auguriamo con tutto il cuore. Dal canto nostro dobbiamo essere forti, inflessibili ed intelligenti perchè a trionfare sia la dignità e non la follia. Noi non siamo come loro (i criminali). Lo dobbiamo a te, Domenico Rigante, e soprattutto alla tua famiglia che ti ha tanto amato. Addio, caro fratello biancazzuro, e continua a gridare più forte che puoi per il tuo amato Pescara, da lassù: dal Paradiso degli Ultrà!
Marco Beef