“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Focus sui disturbi specifici dell'apprendimento
L'analisi della prof.ssa Nicoletta Paolini, dirigente scolastica
Gli alunni DSA sono coloro che soffrono di Disturbi Specifici dell’Apprendimento, cioè prevalentemente di: dislessia, discalculia, disortografia e disgrafia. In Italia gli alunni con dislessia rappresentano il 2,1% del numero complessivo degli alunni frequentanti le scuole italiane, gli alunni con disgrafia lo 0,9%, quelli con disortografia l’1,1%, quelli con discalculia l’1%.
I DSA sono alunni con capacità cognitive adeguate all’età, ma con un diverso funzionamento neurologico-cognitivo; non si parla, pertanto, di patologia ma di neurodiversità.
La normativa di riferimento della Scuola Italiana sui DSA è la L. 107/2010 (art. 2 comma 1) che nasce con l’intento di:
a) garantire il diritto all’istruzione;
b) favorire il successo scolastico, anche attraverso misure didattiche di supporto, garantire una formazione adeguata e promuovere lo sviluppo delle potenzialità;
c) ridurre i disagi relazionali ed emozionali;
d) adottare forme di verifica e di valutazione adeguate alle necessità formative degli studenti;
e) preparare gli insegnanti e sensibilizzare i genitori nei confronti delle problematiche legate ai DSA;
f) favorire la diagnosi precoce e percorsi didattici riabilitativi;
g) incrementare la comunicazione e la collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari durante il percorso di istruzione e di formazione;
h) assicurare eguali opportunità di sviluppo delle capacità in ambito sociale e professionale”.
Il riconoscimento della condizione di DSA va operato prioritariamente dalla NPI (neuropsichiatria infantile) ma, in attesa di tale specifica diagnosi, una qualsiasi certificazione da parte di un professionista accreditato può essere accettata dalla Scuola.
A seguito della ricezione della diagnosi, la Scuola, di concerto con le famiglie, stilerà un PDP ossia un Piano Didattico Personalizzato che tenga conto del diverso funzionamento del bambino e lo titoli a misure dispensative e compensative. Un DSA, perciò, non avrà obiettivi diversi dai suoi compagni di classe ma “il suo agire” a casa e a scuola sarà commisurato a quanto dichiarato dal servizio/specialista che ha effettuato la diagnosi.
Il PDP verrà stilato dai docenti di classe e sottoposto all’attenzione dei genitori e, se essi lo sottoscriveranno, sarà firmato anche dal DS come una sorta di patto cui tutti i firmatari dovranno attenersi.
Si parla comunemente, come già scritto sopra, di misure compensative e dispensative, cioè di accorgimenti tipo: l’uso di mappe, di calcolatori, la riduzione del carico di lavoro a casa, un maggior tempo nelle prove di verifica.
Tali strumenti permettono all’alunno di ridurre il carico emotivo connesso con l’oggettiva difficoltà a seguire i tempi ed i modi cognitivi dei suoi compagni di classe e gli garantiscono una flessibilità didattica che tenga conto delle sue peculiarità.
Mediamente la diagnosi di DSA non può essere effettuata prima della fine della seconda classe della Primaria ed il processo diagnostico viene intrapreso dalla famiglia solitamente su segnalazione della scuola che lamenta scarso impegno e capacità attentiva da parte dell’alunno oltre a comportamenti disturbanti. Di solito, nel corso della sua carriera scolastica, un alunno riesce a trovare delle sue strategie personali per gestire il disturbo, ed è per questo che col crescere dell’età, all’apparenza, sembra che il disturbo diventi meno presente.
Alcuni studi hanno cercato di dimostrare come un DSA abbia una spiccata capacità ad usare il pensiero laterale o divergente. Praticamente il pensiero divergente è quello che permette di ipotizzare soluzioni alternative e/o innovative a problemi dati. Colui che pratica il pensiero divergente ha una spiccata propensione alla creatività, a vedere una situazione data sotto angolature “impreviste” proprio come un DSA affronta il suo processo cognitivo il modo totalmente “altro” rispetto ai suoi compagni di classe.
Contributo della prof.ssa Nicoletta Paolini dirigente scolastica.