“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Finita l'agonia: Pescara fuori dai playoff
Biancazzurri sconfitti 3-1 dalla Juve NG dopo una gara senza nerbo
Finalmente è finita. Chiusa nel peggiore dei modi, ma è finita. Una stagione nata male e terminata peggio, anche con la rissa a suggellare l’inferiorità emotiva davanti a una Juve Next Gen superiore dal punto di vista organizzativo e tecnico. Diciamo che ‘finalmente è finita’ perché, al contrario delle passate occasioni, probabilmente non c'era un solo tifoso del Pescara che in cuor suo coltivasse la speranza di un lieto fine. Il motivo? Semplice: la società, l'allenatore e la squadra non hanno dato neanche una garanzia nel finale di campionato. Partiamo dalla squadra che alla fine è quella che scende in campo. Una parabola discendente senza sussulti dall'inizio alla fine di questo campionato, chiuso con dei playoff giocati talmente male e senza idee che non sarebbe stato giusto proseguire neanche grazie a un colpo di fortuna. Dopo il pareggio rimediato all'esordio playoff col Pontedera, valso il passaggio al secondo turno, c'era bisogno di un atteggiamento diverso per affrontare la squadra di mister Brambilla. Questa accelerazione, invece, non c'è stata e si è capito sin dai primi minuti di gioco. Il vantaggio della Juve NG diventa una prassi già al 6’. Il Pescara non si scuote se non con una fiammata, l'unica, al termine della quale né Cuppone, né Aloi riescono a pareggiare la contesa. Dopo questa doppia opportunità, il nulla. Non uno spunto, non un valore mostrato in campo. Giocatori di fascia, come i terzini Milani e Floriani, bloccati nella posizione difensiva. Centrocampo immobile e basso che non riusciva a collegarsi con l'attacco, troppo distante. La mediana è il reparto mancato totalmente: poca qualità per Franchini, immobilità per Squizzato e poca verve per Aloi, un mix letale incapace di fare filtro e proporre un'azione organizzata per l'attacco. Questo aspetto, tuttavia, avrebbe dovuto essere intuito da mister Cascione che però ha mantenuto questo assetto fino a 10 minuti dal termine: al 35’st, infatti, il primo cambio per i biancazzurri con Tunjov a sostituire Franchini. Con una squadra sulle gambe già dal primo tempo, effettuare il primo cambio a 10 minuti dal termine è sembrata una mossa alquanto discutibile. Il secondo e ultimo cambio a 2 minuti dalla fine regolamentare con l'avvicendamento di Sasanelli al posto di Cangiano: un po' pochino per chi sperava in un forcing finale. Va da sé che la Juve allunghi con Guerra nel finale chiudendo virtualmente la sfida. La casualità della rete biancazzurra allo scadere dei 6 minuti di recupero con un cross di Milani finito in rete non fa altro che alimentare la delusione dei presenti. Giusto il tempo di rimettere il pallone al centro del campo che la Juve chiude definitivamente la gara con un contropiede di Mbangula per il 3-1 finale. A quel punto, l'esultanza provocatoria dei giocatori bianconeri sotto la Curva Nord fa scatenare l’inutile bagarre in campo al termine della quale vengono sventolati i cartellini rossi per Sasanelli e Pedro Felipe. Un finale vergognoso che si sarebbe potuto evitare anche perché i giocatori del Pescara avrebbero dovuto mostrare gli attributi durante il gioco e non solamente in questa occasione finale. Ma questa è stata una squadra assemblata male dall'inizio. Gli errori commessi dalla società biancazzurra nella fase di allestimento sono sotto gli occhi di tutti: in primis la totale mancanza di una prima punta, non presa in estate e mai arrivata nel mercato di gennaio. L'instabilità della società del presidente Sebastiani, che garantisce l'iscrizione al campionato, durante la stagione ha dato il peggio: la contestazione da parte dei tifosi, la messa in vendita del club, le presunte trattative senza una conclusione con gruppi americani, tedeschi, italiani. Un tourbillon del quale i colori biancazzurri avrebbero fatto volentieri a meno e che ha portato al nulla cosmico di questo campionato che ci fa esultare solo perché finalmente è finita l'agonia.