“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Elezioni regionali 2019: fuga dal Comune di Pescara
Blasioli, Cuzzi e Di Iacovo si candidano al consiglio regionale "abbandonando" Alessandrini. Cosa sta succedendo?
FUGA DAL COMUNE DI PESCARA. Sembra quasi il titolo di un film, e invece è la realtà. Parliamoci chiaramente: nel Pd, parafrasando Quelo, "c'è grossa crisi". Lo dimostra il fatto che la corsa di Giovanni Legnini a governatore per il centrosinistra stia passando - a livello mediatico - quasi come una sorta di candidatura civica, in quanto non ci sono simboli riconducibili ai Dem accanto all'immagine dell'ex vice presidente del Csm. Visti i tempi, e considerando l'aria che tira, ci sembra un'ottima scelta. Però oggi, nel partito che fu di Renzi, Bersani e Veltroni, c'è chi se la passa anche peggio della Regione rimasta orfana di D'Alfonso: guardate, infatti, cosa sta succedendo al Comune di Pescara, dove in vista delle amministrative della primavera 2019 si sta verificando un fuggi fuggi generale che non può lasciare indifferenti.
ECCO IL TRIS D'ASSI. Sono già tre le candidature di esponenti della giunta Alessandrini che hanno scelto di presentarsi alle regionali di febbraio sperando di farcela. Tanto, male che vada, si può sempre tentare la seconda carta tre mesi più tardi. I nomi, rimanendo in ambito Pd, sono 2: il vicesindaco Antonio Blasioli e l'assessore al commercio e grandi eventi Giacomo Cuzzi. Il terzo viene da Sinistra Italiana, ma appoggerà comunque il "Democratico" Legnini ed è tutt'ora assessore alla cultura nella squadra di un primo cittadino Pd: stiamo parlando del "reverendo" Giovanni Di Iacovo. Non solo: Sinistra Italiana ha dato l'ok perché ha deciso di stringere un “patto di desistenza” con Legnini. Questa la motivazione: "Pur ribadendo con forza il giudizio negativo sull’esperienza amministrativa regionale uscente non essendosi sedimentate le condizioni politiche per un progetto di alternativa che avesse l’efficacia di contrastare le destre e di dare autonoma rappresentanza ai nostri valori e progetti, abbiamo valutato attentamente la concreta possibilità di dare un nostro contributo fattivo per fermare l’onda nera che sta attraversando l’Italia e l’Europa". E allora, via libera.
«SI PUO' DARE DI PIU'» (PER LEGNINI)? Ma torniamo ad Antonio, Giovanni e Giacomo. Si tratta di un tris d'assi, in quanto, se è vero che Blasioli-Di Iacovo-Cuzzi non hanno lo stesso carisma canoro del celebre trio Morandi-Tozzi-Ruggeri, è altrettanto innegabile che, come questi ultimi, siano convinti di una cosa: "Si può dare di più". Blasioli, già presidente del consiglio comunale, è un personaggio che conta molto a livello di voti, e in più di un'occasione si è avuta la dimostrazione del suo peso politico in tal senso. Nei confronti del Pd, poi, è in credito, anche perché rinunciò alle primarie da sindaco in favore di Marco Alessandrini, che alla fine vinse. Naturale, dunque, che ora ci provi al consiglio regionale. Di Iacovo e Cuzzi, invece, sono stati tra gli assessori più in vista durante questi cinque anni per via del loro operato. Se si considera che la popolarità di Alessandrini è in discesa, e che in Regione serve gente che porti acqua al mulino di Legnini, il gioco è fatto. Se tutto andrà per il verso giusto, è dunque ipotizzabile una candidatura bis di 'Zagat' al Comune, ma con il supporto di altre persone.
INTANTO SANDRA E GIULIANO... Desta invece qualche imbarazzo la corsa per l'Emiciclo di due ex assessori della giunta Alessandrini: Sandra Santavenere e Giuliano Diodati (quest'ultimo addirittura riammesso pochi mesi fa e poi finito nuovamente ai ferri corti con la maggioranza). Entrambi delusi dal Pd, hanno scelto di passare a destra, nelle file di Azione Politica. Insomma, al di là dei giudizi sul suo operato non si può dire che quella di Pescara, politicamente parlando, sia una squadra di governo che dà un'idea di coesione, soprattutto per gli attori che ne fanno - o ne hanno fatto - parte. Il resto è, come sempre, contorno. Da servire, possibilmente, freddo, come la vendetta.
Giulio Bertocciani