“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Economia. Trimestre nero
In Abruzzo hanno chiuso 5130 aziende. La Confesercenti: «Peggio delle aspettative. Record negativo dal 1995»
PRIMO TRIMESTRE NERO - Primo trimestre peggiore dal 1995 per le piccole e medie imprese abruzzesi. I dati Unioncamere, che registrano le chiusure e le nuove aperture delle aziende, confermano infatti al ribasso le previsioni del centro studi della Confesercenti abruzzese, che nella ricerca del 22 marzo scorso aveva previsto entro giugno 2012 la chiusura di 5mila aziende in Abruzzo. Secondo Unioncamere questa cifra è stata già raggiunta nel primo trimestre 2012, quando hanno chiuso i battenti ben 5 mila 130 aziende, quasi mille in più rispetto al già pesante primo trimestre del 2011 quando avevano chiuso 4.227 aziende. A denunciare maggiormente la congiuntura negativa è tuttavia il saldo fra chiusure e nuove aperture: -2.205 fra gennaio e marzo 2012, a fronte del -456 dello stesso periodo dell’anno precedente. Il colpo maggiore è stato ricevuto dal commercio, che chiude il primo trimestre 2012 con -929 imprese nel saldo fra aperture e chiusure ed una perdita secca di 442 attività commerciali nella sola provincia di Pescara. Il commercio perde colpi anche nelle altre tre province: -199 a Teramo, -149 a Chieti, -139 all’Aquila. Male anche l’artigianato, che in tutto l’Abruzzo perde 744 aziende nel saldo fra nuove aperture e chiusure: un tonfo che vede stavolta primeggiare negativamente Teramo (-338), seguita dall’Aquila (-170), Pescara (-126) e Chieti (-108). Regge, seppur in un contesto negativo, il settore del turismo, che include anche ristorazione e pubblici esercizi: nel complesso dell’Abruzzo il saldo della natimortalità è -191, e il settore a Teramo lascia sul campo 79 aziende, a Chieti 53, a Pescara 39, all’Aquila appena 20.
IL PRESIDENTE: IMPRESE STROZZATE - «Siamo stati facili profeti – spiegano il presidente di Confesercenti Beniamino Orfanelli ed il direttore Enzo Giammarino – perché i segnali che arrivano dalla nostra base associativa sono ogni giorno più pesanti. Ma ora si tratta di individuare la strada per ripartire. Le imprese sono strozzate da una concentrazione di imposte, tasse, minori incassi e difficoltà di ottenere finanziamenti: un mix micidiale che le spinge verso la chiusura. Lo sblocco dei fondi per facilitare l’accesso al credito, in una situazione di così grave emergenza economica, deve diventare senza mezzi termini la priorità assoluta della comunità abruzzese, da risolvere nel giro di pochi giorni». Il saldo a -2.205 del primo trimestre del 2012 per l’Abruzzo rappresenta il punto più basso dal 1995: finora i picchi negativi erano stati il -1.177 del 2009 e il -953 del 2002. A Pescara si fa sempre più pesante la crisi strutturale del commercio, storicamente il punto forte dell’economia, e dove oggi si registra invece il record di tre chiusure per ogni nuova apertura. Nel Teramano la crisi del tessile e del mobile si ripercuote in termini consistenti sui dati dell’artigianato. Il turismo invece resiste grazie ai nuovi mercati aperti in questi anni e perché in molti casi il pubblico esercizio diventa uno sbocco lavorativo per chi è respinto dal mondo del lavoro.
Redazione Independent