“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Droga. Preso"Il Kebabbaro"
Rintracciato all'Aquila e consegnato alla polizia tedesca: è accusato di spaccio internazionale di eroina
DROGA. PRESO "IL KEBABBARO". Il personale della Squadra Mobile di L’Aquila, agli ordini del primo dirigente Nicola Zupo, nei giorni scorsi ha rintracciato a L’Aquila il cittadino turco Behcet Ciftci, al fine di consegnarlo ai funzionari di Polizia tedesca, presso l’aeroporto di Roma Leonardo da Vinci, per sottoporsi nella città di Hannover al processo che lo vede coinvolto in un traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Nel 2007 l'uomo venne sorpreso con ben 3 Kg. di eroina purissima, oltre 10 Kg. di sostanze da taglio.
GESTIVA UN CHIOSCO A L'AQUILA. Lo straniero era conosciuto con il soprannome di “Zazà” o “il Kebabbaro”, in quanto gestiva dal 2007 un chiosco “Kebab Doner” nel Capoluogo d'Abruzzo. Era stato arrestato da personale della Questura di L’Aquila il 29 agosto scorso su mandato di cattura internazionale e successivamente sottoposto dalla Corte d’Appello di L’Aquila alla misura cautelare dell’obbligo di dimora in questa città.
TRASFERITO IN GERMANIA. La magistratura aquilana, in accordo con quella tedesca, ha disposto il trasferimento dell’arrestato in Germania per essere sottoposto ad esame da parte del P.M. tedessco. Zazà ha fatto scalo a Francoforte dove il Tribunale del luogo ha ratificato la custodia cautelare in quella nazione, tenendolo a disposizione del Tribunale di Hannover, dove sarà interrogato in merito ai fatti che gli si contestano. La Corte d’Appello di L’Aquila ha disposto che Ciftci, in caso di eventuale condanna, tornerà a scontare la pena in territorio italiano.
LA VICENDA DELLO SCAMBIO DI PERSONA. Si era pure riscontrato un caso di omonimia, durante le indagini della polizia tedesca per traffico di sostanze stupefacenti. Erano infatti emersi due cittadini turchi con il medesimo nome, cognome e data di nascita, ossia Behcet Cifitci, nato il 03.6.1976 in Turchia. Sarebbero state le impronte digitali, però ad incastrare il turco. Sarà la magistratura tedesca, nelle prossime settimane, a valutare le eventuali responsabilità del “Kebabbaro”.
Redazione Independent