“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Docenti d'Abruzzo replicano al sindaco di Verona Flavio Tosi sulle cattedre al Nord
Centinaia di insegnanti riunite nel movimento dei "Nastrini Rossi" chiedono la riapertura degli organici dell'autonomia nelle regioni meridionali
LA PROTESTA DEI "NASTRINI ROSSI" CRITICATA DAL SINDACO DI VERONA, LA REPLICA: "MA CHE DICE?". AbruzzoIndependent.it continua a seguire la protesta delle insegnanti dei “Nastrini Rossi” non solo perché tra esse ci sono diverse cittadine abruzzesi, costrette a lasciare la propria famiglia per non perdere il sacrosanto diritto al lavoro, ma per un discorso più ampio e di giustizia. Nel mirino delle docenti stavolta è finito il primo cittadino di Verona, Flavio Tosi, per una dichiarazione molto forte: «Con questo sistema di gestione del pubblico impiego l’Italia non può che andare allo sfascio. Non si possono avere cattedre vuote al nord e insegnanti che non si vogliono spostare ma mantengono il posto nelle graduatorie». Di seguito la replica affidata alle parole di Francesca Carusi, portavoce delle insegnanti abruzzesi riunite nel comitato dei “Nastrini Rossi”
“Noi insegnanti dei Nastrini Rossi, movimento di docenti “deportati” e ad oggi titolari di cattedre a centinaia di chilometri da casa mediante l’arcano algoritmo del Miur che ci ha dislocati coattivamente da scuole del sud al nord, non abbiamo potuto rinunciare al ruolo, pena il licenziamento, esattamente come avviene nel settore privato. Rispondiamo perciò al sindaco di Verona Flavio Tosi che non ci è stato riservato alcun privilegio (facendo riferimento alle sue dichiarazioni alla stampa) perché chi di noi dovesse avere la fortuna di tornare a casa per quest’anno lo farà in virtù di un diritto da sempre esistito nella pubblica amministrazione: quello di chiedere assegnazione provvisoria interprovinciale (nella scuola della durata di un anno scolastico) che ha come unico requisito di richiesta l’esigenza di ricongiungimento nel luogo di residenza al coniuge o convivente, ai figli o a un genitore ultra sessantacinquenne. Il dato su cui soffermarsi, però è un altro: in questi giorni ribadiamo ancora una volta che i posti che andremo a coprire entro la nostra provincia di residenza sono posti che esistono davvero (solo in Puglia tali cattedre sono addirittura 4 mila, i docenti pugliesi deportati fuori regione sono 3200) e, allo stato attuale, per essi non ci sono insegnanti. Da qui l’istituzione di posti esistenti, ma denominati di organico di fatto, come è contemplato nel comma 69 art 1 della legge 107/2015. Permetterci di rientrare è la deroga al vincolo triennale che ci permette di chiedere le assegnazioni provvisorie con l’emendamento Puglisi al comma 180 art 1 legge 107/2015. Non solo, le ap sono regolamentate dal CCNL ASSEGNAZIONI PROVVISORIE 2016/17″.
Sulla base del quadro normativo vigente ed in base alle effettive necessità di personale docente in diverse regioni meridionali, gli insegnanti chiedono la riapertura degli organici dell’autonomia: “sarebbe auspicabile fare convergere le forze politiche e gli attori social per un vero ed efficace fare fronte comune contro tutte le ingiustizie della riforma. Perché se è vero che per qualcuno siamo troppi, per la scuola pubblica siamo troppo pochi!”. E speriamo che ciò accada, nonostante il silenzio assordante della classe politica su questo gravissimo problema.
Redazione Independent