“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Diobò! Ciao Sic...
Ci sta. Chi va in moto lo sa. Ci sta. Eppure non va giù.
Non va giù per tanti motivi che non me la sento nemmeno di
spiegare. Forse nemmeno li so ma non è questo il punto. E chissà che ci sia
anche un punto da cui partire in questa storia...
Di sicuro il punto c'è sulla vita di Marco Simoncelli, almeno per quanto
riguarda questa vita. Ci ha lasciato come ci hanno lasciato tanti prima di lui,
sopra due ruote e qualche pezzo di ferro.
La prima cosa che mi è venuta in mente appena visto
l'incidente è scendere sotto il garage, accendere la mia moto, fiondarmi a
tutta velocità verso il vuoto dove si stava avviando il nostro Marco e spingere
oltre i 250 per poter andare a riprenderlo e portarlo di nuovo tra noi, magari
facendo guidare lui che lo faceva molto meglio di me.
Che vi piaccia o no sentirvelo dire, io non credo in Dio, non
credo che sia tutto scritto e nemmeno che ci sia una vita dopo questa qua. Però
ci spero.
Quando succedono cose come questa, mi rendo conto di essere
molto più incline alla contraddizione, come natura umana vuole che sia, e mi
metto a fare domande al Capo.
Oltre i soliti “perchè?” però non si riesce ad andare quindi
prendo il posto suo e mi metto, sbagliando, come natura umana vuole che sia, a
giudicare. Come penso abbiano fatto in tanti e non solo quelli che condividono
la passione per le due ruote.
Eppure certe cose chi non va in moto non le sa...Non me ne
vogliate ma è così. La sofferenza che prova un motociclista in questo momento
voi non potete capirla, potete sforzarvi a farlo ma non ci riuscirete. Non
perchè noi siamo più speciali di voi, anzi...
Non pensiate che non siamo consci del fatto che può succedere
quanto di più brutto si possa immaginare, la nostra passione lo sappiamo cosa
comporta, conosciamo i rischi che corriamo quando si sale in sella.
Tutto però svanisce quando si monta su e si chiude la
visiera. Non si pensa, o per lo meno si pensa solo ad andare. Quando si torce
il polso destro voi non sapete cosa si sente, quello che si percepisce.
La storia dell'adrenalina ve l'avranno raccontata mille volte
e voi, mille volte avrete fatto “si” con la testa. Ora vi dico la verità.
L'adrenalina non c'entra niente. Se fosse solo questione di
adrenalina finirebbe tutto con lo svanire nell'abitudine dopo una decina di
scorrazzate. Andare in moto è luce! E' luce!
Quando apri il gas, esplodi! E-SPLO-DI!!!
Danzando tra una curva e l'altra con la tua Moto, quando
inizi a mangiare nastri di asfalto alla velocità della luce, diventi tutt'uno
con lei tanto che ci si sente un'anima sola. Nascondendo sotto la visiera a
volte un sospiro, a volte un sorriso, altre volte tante altre cose.
Curva dopo curva, piega dopo piega...
Cazzate per molti di voi e per tutti quelli che pensano che
la moto è solo un mezzo di trasporto pericoloso messo in mano a persone
incoscienti. Per tutti quelli che quando si cade “eh...però se l'è cercata...”.
Nessun problema, noi accettiamo anche questo. Accettiamo il
fatto che la nostra passione sia messa in discussione da chi non sa. Accettiamo
tutte le conseguenze possibili.
Accettiamo e continueremo ad accettare tutto, purchè ci si
lasci vivere della nostra passione.
Noi non ci separeremo mai da quel pezzo di ferro.
Marco non l'ha lasciata andare nemmeno quando avrebbe dovuto.
Quando magari, scivolare e buttare una gara avrebbe voluto dire riportare a
casa la pellaccia. Un po' sgraffignata ma integra.
Lui, come noi, non poteva saperlo però, e ci è rimasto
aggrappato fino all'ultimo, fino alla fine, quando magari sotto la visiera gli
scappava quel sorriso di cui vi parlavo prima, uno di quelli che scappa dopo il
sospiro per aver evitato la caduta.
A me piace pensare così, che la luce si è spenta mentre
regalavi a te stesso quel sorriso che tante volte hai regalato a tutti quelli
che ti conoscevano, a tutti quelli che ti hanno visto e a tutti quelli che
sanno, che in verità, la luce non si spegnerà mai...
Ciao Marco.