“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Dilaga il fenomeno dei farmaci dopanti ad "uso sportivo" o per farsi il "fisico"
Ormai non sono più una novità le operazioni delle forze dell'ordine contro il doping e la circolazione di farmaci illegali per migliorare le prestazioni nello sport ed in palestra
DILAGA IL FENOMENO DEI FARMACI DOPANTI AD "USO SPORTIVO" O PER "IL FISICO". Ormai non è una novità delle cronache abruzzesi il traffico di sostanze dopanti e farmaci vietati che circolano nelle palestre della nostra regione e negli ambienti sportivi per "farsi il fisico" ovvero per migliorare le prestazioni nelle rispettive discipline. L'esempio certamente più noto è quello rappresentato dall'ex campione di ciclismo Danilo Di Luca , vincitore del Giro di Italia e di altre grandi gare, radiato a vita dal Coni per uso di Cera, un potente farmaco usato sui pazienti con insufficienza renale o costretti all'emodialisi, anche conosciuto come EPO di terza generazione. La scorsa settimana il giudice del Tribunale di Pescara ha inflitto pene per 27 anni e multe per 24mila euro su un giro di ricette false per mettere le mani sul doping e foraggiare il mercato illegale nelle palestre frequentate da culturisti, scoperto dai carabinieri del Nas 4 anni fa. Ieri, poi, sempre in Abruzzo, a Montesilvano, l'ennesimo blirz delle forze dell'ordine che hanno bloccato un 29enne pescarese il quale aveva realizzato un software 'fatto in casa' per stampare ricette mediche false per l'acquisto di farmaci ad uso dopante. Il giovane è stato pedinato e fermato mentre presentava in una farmacia una ricetta "bianca" per rifornirsi di fiale con principio attivo di testosterone. Chiaramente è stato denuciato alla magistratura per reati di falso materiale ed in materia antidoping ma quello che preoccupa di più, naturalmente, è questo fenomeno che sembra appunto dilagare. Inutili gli appelli degli ultimi anni ai giovani sui rischi gravissimi per la salute provocati dall'uso di queste sostanze e forse la responsabilità è culturale o, meglio, della mancanza di una cultura sia nello sport che nella vita di relazione dove sembrano prevalere valori "malsani", quali il successo a tutti i costi ed il piacere estetico. Ecco, un'analisi seria di questo fenomeno dovrebbe partire dalle scuole dove fare una formazione seria soprattutti sui rischi che si corrono con l'assunzione di sostante dannose per la salute. Sarebbe bellissimo se un campione come Di Luca, perchè il ciclista spoltorese nonostante la squalifica lo è stato per davvero, si facesse promotore di una campagna di sensibilizzazione.
Redazione Independent