“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Dieci milioni quale risarcimento danni per ingiusta detenzione
Giulio Petrilli nato ad Ortona dei Marsi scrive al premier Renzi. La sua storia incredibile: venne accusato ingiustamente di partecipazione a banda armata
PETRILLI SCRIVE A RENZI: LO STATO MI RISARCISCA CON 10 MILIONI. Giulio Petrilli, nato a Ortona dei Marsi (L'Aquila) ma residente a L'Aquila, ha scritto una lunga lettera al premier Matteo Renzi per denunciare il suo caso giudiziario e chiedere un risarcimento allo Stato Italiano per ingiusta detenzione di dieci milioni di euro.
LA DISAVVENTURA GIUDIZIARIA DI UN INNOCENTE. Arrestato nel dicembre 1980, con l’accusa di partecipazione a banda armata con funzioni organizzative 'Prima Linea', venne assolto in appello dopo cinque anni e otto mesi di carcere.«L’assoluzione in appello - spiega Perilli - venne motivata dai giudici che l’hanno emessa, anche col fatto che in giovanissima età, a diciotto anni, non avrei potuto guidare una organizzazione terroristica». Petrillidifese il suo caso in tutti i modi, praticò persino lo sciopero della fame e della sete finchè non venne convinto dai familiari e amici a desistere. Del suo caso ne ha parlato anche la trasmissione di Rai Due "Presunto Colpevole" dove vengono trattate le vicende di malagiustizia.
L'ASSOLUZIONE DOPO 5 ANNI DI CARCERE. La sentenza definitiva di assoluzione è stata emessa dalla Cassazione nel luglio 1989 e la detenzione di Petrilli durò cinque anni e otto mesi. Per lui fu carcere duro, sotto regime articolo 90, più ferreo dell'attuale 41 bis. "Anni di isolamento totale - ricorda nell'istanza - blindati dentro celle casseforti, senza più poter scrivere, leggere libri, anche quelli per studi universitari, qualche ora di tv ma solo primo e secondo canale. Un'ora di colloquio al mese con i parenti, ma con i vetri divisori". E in quegli anni di condanna Petrilli - che da anni si batte "per avere giustizia giusta" - entrò in 12 carceri diverse. "Immediatamente dopo la scarcerazione - ricorda - non ero in grado di produrre ricorsi, è verificabile dal certificato dell'ospedale militare di Chieti che subito dopo la mia scarcerazione mi esentò dal servizio di leva per la situazione di fortissimo stress da parte mia, con gravi forme paranoiche depressive che il carcere speciale con l'isolamento totale mi aveva prodotto. Il tutto fu certificato dopo varie visite effettuate nel suddetto ospedale". Documentazione acquisita agli atti dalla Corte d'Appello di Milano che nel giugno del 2012 analizzò il suo ricorso per la riparazione da ingiusta detenzione.
NESSUN INDENNIZZO. Ad oggi Petrilli non ha ricevuto alcun indennizzo poichè, ancorchè assolto, i giudici ritennero che le sue frequentazioni erano state, tuttavia, poco raccomandabili.
Redazione Independent