“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Democracy index
Isrele verso le elezioni ma gli strascichi dell'inutile conflitto si fanno sentire: lascia il ministro della difesa Eud Barak
ISRAELE ED IL CONFRONTO ELETTORALE A meno di due mesi dalle elezioni fissate per il 22 gennaio dell'anno prossimo, il panorama politico israeliano si fa molto confuso e l'operazione "colonna di nuvole" che doveva servire a ricompattere gli schieramenti politici si è dimostrata un inutile massacro di gente inerme ed un insuccesso politico. In questo quadro ecco che a sorpresa arrivano le dimissioni da ministro della difesa di Eud Barak, l'uomo più influente di Israele dopo Netanyahu. Anche per Hamas e per la Jihad le dimissioni sono "la conferma definitiva della vittoria della resistenza palestinese". Nel frattempo il partito del Premier il Likud tra mille difficoltà, sta svolgendo le primarie, così come il PD in Italia, per la scelta dei propri dirigenti. Le previsioni elettorali danno il Likud del Premier Netanyahu, il partito vincente con una quarantina circa di seggi, seguito dai Laburisti che dovrebbero averne una ventina.
LA DEMOCRAZIA IN ISRAELE. Anche in una circostanza così destabilizzante, come quella dell'aggressione al popolo palestinese nella striscia di Gaza, Israele ha mantenuto i nervi saldi confermando di essere nel bene e nel male l'unica democrazia nel Medio Oriente, nonostante la primavera araba. Per la classifica del Democracy Index elaborata dall'Economist, Israele è una democrazia imperfetta e si colloca al 36 mo posto tra i paesi democratici non molto lontano dall'Italia scesa al 31mo posto dopo che Berlusconi, già padrone delle reti Mediaset, è andato al governo e ha esteso il controllo mediatico alle reti della RAI. L'opinione dei palestinesi della striscia di Gaza non può che essere diversa, sentendosi prigionieri nella propria terra occupata da truppe d'invasione. A prescindere dal sapere se lo Stato d'Israele sia più o meno democratico, certamente non è condivibile l'entusiasmo del Premier Mario Monti quando il 22 ottobre scorso in un incontro con Netanyahu, ebbe a dire "Gli Italiani ammirano molto Israele per ciò che rappresenta". In questo momento dopo i sanguinosi raid aerei il sentimento prevalente degli Italiani, è da dubitare che sia quello di ammirazione. In ogni caso, caro Presidente Monti, Not in my name.