“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Delitto Garrufo: confermata in appello la pena al cingalese
10 anni e 8 mesi di reclusione per omicidio volontario. L'uomo era stato condannato, in primo grado, con rito abbreviato
CINGALESE, PENA CONFERMATA. La Corte d'Assise d'Appello dell'Aquila ha confermato la pena di 10 anni e 8 mesi di reclusione, per omicidio volontario, inflitta in primo grado al 30enne cingalese che era stato condannato, con rito abbreviato, dal gup del Tribunale di Teramo Franco Tetto, che gli aveva riconosciuto le attenuanti generiche. La sentenza era stata emessa il 3 febbraio scorso.
L'ARRESTO. Il cingalese era stato arrestato a Garrufo di Sant'Omero nella notte tra il 3 e il 4 agosto 2013 per l'omicidio del connazionale Susira Sattambi, all'epoca 30enne, operaio, ucciso a coltellate alla schiena al termine di una lite. Il pm Bruno Auriemma aveva chiesto 14 anni.
Il giudice aveva concesso una provvisionale immediatamente esecutiva di 100mila euro per i familiari della vittima (moglie, due figlioletti, mamma e fratello) che si erano costituiti parte civile.
IL FATTO. L'omicidio era avvenuto nella centrale piazza Castrum Rufi, dove fino a poco prima si era svolta la sagra 'Garrufo con gusto'. I due giovani dello Sri Lanka, venuti in Italia per lavorare e sfuggire alla poverta', dopo una serata trascorsa insieme a un terzo connazionale avevano cominciato a litigare sul pianerottolo dell'abitazione di Sattambi. Uno dei due afferro' un coltello sferrando due fendenti alle spalle di Susira Sattambi e uccidendolo sul colpo. L'omicida ha sempre sostenuto di aver agito per difendersi.
Redazione Teramo