D'Alfonso manca il verdetto

Alle 12,30 la sentenza del "Sanitopoli": momento topico della politica abruzzese. Assente il "grande imputato"

D'Alfonso manca il verdetto

SANITOPOLI. ALLE ORE 12e30 IL VERDETTO. Aula 1. Tribunale di Pescara. C'è grande folla in fondo alla sala. Tra i banchi non c'è un solo posto libero. Davanti al presidente del collegio giudicante Antonella Di Carlo ci sono, a sinistra, i legali Ernesto Torino Rodriguez (difesa Mariani), Augusto La Morgia (difesa Toto) e Giuliano Milia (difesa D'Alfonso) mentre, a destra, c'è il pubblico ministero Gennaro Varone messo sotto scorta, leggera, per la lettera minatoria lasciata nell'ascensore della sua abitazione a Pescara. C'è nervosismo. Manca il grande imputato, Luciano D'Alfonso, che alle ore 12 e 30 conoscerà l'esito del processo a suo carico. Si dice che stia pregando, nella sua amata Manoppello, nella chiesa del "Volto Santo".

UNA DATA FONDAMENTALE. La data di oggi, insieme a quella del 15 dicembre del 2008, rimarrà per sempre scolpita nella memoria dell'uomo e del politico, oggi 47enne, Luciano D'Alfonso. In caso di condanna (anche lieve) diventerà difficile proseguire quella "carriera" sfolgorante iniziata sui banchi di scuola. Molti avversari politici, compresi molti componenti del Partito Democratico, si augurano che l'ex sindaco di Pescara possa essere definitivamente essere messo "fuori dai giochi": ad esempio, la corsa alle elezioni regionali. Se dovesse essere assolto, come invece molti sperano, allora si aprirà una fase nuova della vita politica di "Big" Luciano D'Alfonso.

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