“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
D'Alfonso, Spacca, con Iorio
Stasera al Parco dei Gesuiti appuntamento con la "Scuola di Regione". Il concetto di "Marca Adriatica"
D'ALFONSO, SPACCA, CON IORIO - Venerdì 27 luglio alle ore 20.00, presso il Parco dei Gesuiti di via del Santuario 164 a Pescara, secondo appuntamento dell’ormai nata Scuola di regione. Le solo apparenti polarità del globale e del locale sono ancora al centro di un confronto pubblico di grande livello che, questa volta, vede impegnati il primo promotore della Scuola, Luciano D’Alfonso, e i due presidenti di Regione. Prima del dibattito, dalle 19.00 in modo informale, la presentazione ai pescaresi della Scuola di regione. Se il 2 giugno scorso la Scuola di regione ha portato in Abruzzo Massimo Cacciari per parlare di Europa e futuro della democrazia, l’incontro di questo venerdì entra nel vivo della governance e delle strategie locali chiamando i presidenti delle Regioni Marche e Molise, Gian Mario Spacca e Michele Iorio a presentare una strategia in elaborazione da circa un anno.
MARCA ADRIATICA - L’idea della Marca Adriatica nasce da un’esigenza concreta: dal 2014 l’Europa non riconoscerà più le singole Regioni come destinatarie di fondi per lo sviluppo, ma chiederà alle macro/aree geografiche, economiche e sociali di rendersi promotrici di progetti impegnativi e innovativi. Il tema, che pure non prefigura immediate modifiche degli assetti istituzionali, è oltremodo attuale alla luce dei recenti provvedimenti governativi finalizzati alla semplificazione del quadro amministrativo. Crescere, allargarsi, costruire relazioni virtuose, ricercare nuove scale territoriali ove reperire e valorizzare risorse pubbliche e private da mettere in rete è ormai un imperativo se non si vuole porsi passivamente rispetto agli impetuosi e non facilmente prevedibili sviluppi in atto, crisi compresa. Se l’Europa è stata vista in passato come un bancomat, questo schema oggi non può più reggere anche per il difficile passaggio che l’Unione sta attraversando. Dal grande Nord giunge l’esperienza consolidata che fa da guida a chi vorrà governare mettendo in campo nuove scale d’azione: è quella dell’Øresund, la terra che si affaccia sullo stretto tra la Danimarca e la Svezia, che da oltre dieci anni sviluppa politiche congiunte e dal cui modello di governance nel 2009 si è costituita, con il riconoscimento dell’Unione europea, la macro/regione Baltica che coinvolge sul filo dei propri 8.000 chilometri di costa ben 9 Paesi. Già prima della macro/regione, le terre dell’Øresund erano in grado di mobilitare su obiettivi condivisi, grazie al ruolo attivo delle istituzioni, 12 università, 6 parchi scientifico/tecnologici e 2.000 aziende locali attirando consistenti investimenti su quel territorio. Questo modello - che ha poi ispirato altre realtà, come quella danubiana – è un punto di riferimento e uno stimolo per la ricerca di più estese sinergie territoriali.
La Marca Adriatica è una suggestione forte: risale al 1060 con il normanno Roberto il Guiscardo che congiungeva amministrativamente le terre abruzzese e molisana, per completarsi oltre cent’anni dopo con Federico II di Svevia che, estendendo la contea al territorio marchigiano, definiva l’ambito di quella macroregione che oggi ci ispira. Naturalmente non si tratta di ricercare precisi assetti istituzionali, ma di definire nuove geografie d’azione per un territorio che conta oltre 3,2 milioni di abitanti e che si colloca naturalmente in una importante dimensione transfrontaliera. Se Cacciari ci ha coinvolto in una riflessione dal globale al locale, questo secondo appuntamento della Scuola di regione rilancia dal locale al globale.
reda inde