“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Cresce la preoccupazione alla Sevel di Atessa. Sindacati sul piede di guerra
Le difficoltà produttive sarebbero legate all’approvvigionamento di materie prime ma secondo i rappresentanti della forza lavoro c’è altro
Cresce la preoccupazione tra gli operai della Sevel di Atessa. Le difficoltà produttive dovute all’approvvigionamento di componenti dall’estero comportano un calo della produzione e, dunque, una rinuncia a circa 300 maestranze impiegate nello stabilimento attraverso contratti di somministrazione.
”L’annuncio del ritorno ai 15 turni, rispetto ai 18 attuali, e del licenziamento di 300 lavoratori somministrati ( a cui vanno aggiunti i circa 150 già non confermati nei mesi recenti) sono la fotografia di quanto sia brutale il mondo del lavoro propinato da parti datoriali e sindacati accondiscendenti”. Spiegano in una nota i sindacati dell’USb a firma di Romeo Pasquarelli e Fabio Cocco. L’USB ritiene inaccettabili questi licenziamenti e ritiene che l’unica alternativa sia di mettere in moto un’organizzazione della produzione che mantenga questi lavoratori all’interno dello stabilimento “per i quali da anni chiediamo la stabilizzazione, visto che si parla di una situazione temporanea”. Il sindacato ha timore infatti che non si tratti solo di una difficoltà di breve periodo per l’azienda e chiede di fare chiarezza, “cosa che ha evitato di fare fino ad oggi”.
Circa le soluzioni suggerite torna il tema della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario: “serve solo la volontà di metterle in atto, e la politica, abbiamo già chiesto incontri a ministri competenti e alle Presidenze di Abruzzo e Molise, deve farsi carico di questa situazione e non chiudersi, come sta facendo, in un silenzio assurdo e complice”. ,
”Da anni - aggiungono - proponiamo di avviare una politica di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario ma ci scontriamo contro un muro invalicabile che mette a nudo un cieco allineamento ad un sistema capitalistico vorace che non tiene a cuore le sorti delle persone e di un territorio importante come quello della Val Di Sangro”.
Infine la richiesta alla SEVEL a ritirare il provvedimento ed aprire un tavolo con tutti i sindacati presenti in azienda per affrontare la situazione attuale e programmare un futuro che dia certezze occupazionali e produttivi per i prossimi 10 anni.