“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Costringevano connazionali a prostituirsi: cinque in manette
Stroncato traffico di esseri umani gestito da una pericolosa banda albanese. Un giro d'affari da 100mila euro al mese
OPERAZIONE DELLA POLIZIA CONTRO IL RACKET DELLA PROSTITUZIONE
La Squadra Mobile di Pescara sta eseguendo 5 misure cautelari nei confronti dei componenti di una pericolosa banda criminale di rumeni accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, estorsione, lesioni, violenza privata e minacce. Decisiva la collaborazione di una delle ragazze riuscita a fuggire dai suoi aguzzini. Ricostruito un giro d’affari di almeno centomila euro al mese.
“Ti faremo partorire e poi venderemo il tuo bambino”. E’ questa l’inquietante intimidazione fatta recapitare ad una giovane prostituta rumena diventata testimone di giustizia dopo essere riuscita a sfuggire al controllo dei suoi aguzzini, ponendo così fine ad una vera e propria odissea. La giovane, fatta emigrare in Italia con la falsa promessa di un lavoro come badante, ma subito privata del passaporto e segregata in casa, era stata costretta a prostituirsi con continue e pressanti minacce di morte, ed era stata obbligata anche a rapporti sessuali non protetti, tanto che, poco prima della sua fuga, era rimasta incinta.
E’ soprattutto grazie alle sue coraggiose dichiarazioni se, all’alba di questa mattina, è giunta alla fase finale un’importante operazione di polizia contro lo sfruttamento della prostituzione condotta dalla Squadra Mobile di Pescara con il supporto della Squadra Mobile di Chieti, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica (P.M. dott. Salvatore Campochiaro). Un’indagine che ha portato il GIP del Tribunale di Pescara (dott. Gianluca Sarandrea), ad emettere 5 custodie cautelari in carcere per stroncare un ampio fenomeno criminale di matrice rumena, in atto nella zona sud di Pescara e all’interno della Pineta D’Annunziana, per il controllo e la spartizione del territorio destinato all’esercizio della prostituzione. Spesso si sono verificati aggressioni e scontri violenti finalizzati all’ottenimento del pagamento di una sorta di “tassa di occupazione” da parte delle prostitute.
L’operazione di oggi è un seguito di quella condotta nell’ottobre del 2013, quando venne smantellata un’altra pericolosa organizzazione criminale, sempre di matrice rumena, che aveva ingaggiato una vera e propria “guerra” con il gruppo che oggi è finito in manette.
Le indagini sono durate quasi un anno e sono state condotte secondo metodiche “tradizionali” in quanto non supportate da attività di intercettazione. Esse si sono basate su numerosi servizi notturni di controllo e pedinamento e, come detto, sulle dichiarazioni di una delle prostitute che, la scorsa estate, è riuscita a sottrarsi ai suoi sfruttatori per trovare rifugio presso le strutture dell’associazione “On The Road”, specializzata nel recupero delle vittime di tratta. E lì che la donna ha iniziato un duplice percorso di reinserimento sociale e di collaborazione giudiziaria, svelando organigramma e metodi di un’organizzazione particolarmente strutturata e agguerrita che gestiva un giro d’affari di almeno centomila euro al mese, sfruttando decine di giovani ragazze rumene. Un’organizzazione talmente pericolosa al punto di essere in grado di scovare la donna, nonostante il suo trasferimento in una località protetta, e di farle pervenire le sue macabre minacce.
Ulteriori particolari nel corso della conferenza stampa che si terrà alle ore 11.00 odierne presso la Sala Conferenze del Reparto Prevenzione Crimine Abruzzo presso la Questura di Pescara.
Redazione Independent