“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Corde vocali ex voto a Zeman
La partita Pescara-Torino vissuta in prima persona da quello che resta di me: medio tifoso biancazzurro
OGGI ME LA SONO GODUTA PROPRIO - Un urlo senza freno per circa sette o otto secondi, scaraventato in avanti da una forza superiore contro la balaustra, poi, d’improvviso, la ragione. Così, solo un attimo, ma necessaria. Per altri cinque secondi almeno, immobile, dritto come un palo, mentre il mare biancazzurro era grosso. Ho pensato: questa volta il mio cuore esplode veramente e non voglio che accada! Devo darmi una calmata sennò sto fresco. Poi quella voce che mi colpisce come una sventola: “Lorenzo!” E tutti: “Insigne!”, per tre, forse quattro volte, non ricordo. Oddio che emozione! Volevo godermi la partita, senza stare in tribuna stampa, lì dove il senso dell’udito è violentato con un doppio vetro che non ti permette di sentire il forte rumore all’esterno. Quindi ho trovato posto dove non avrei potuto, ma ho voluto: al fianco di amici abbonati in Tribuna Majella, sulla scalinata gialla. Sono anni che non mi godo una partita: dal 2003, infatti, mi sento ingessato, ma oggi no, voglio proprio tornare alle origini e mischiare la mia voce con quella dei miei fratelli biancazzurri. E’ la giornata buona e lo faccio! “Insigne – Insigne – Insigne!” Sbando e siamo solo al decimo minuto. Riprendo coscienza che scocca il quarantacinquesimo. Vedo un angelo biondo volare in area e colpire la palla di testa. E’ Ciro. Sono già in piedi. Sono abbracciato a gente che non conosco. Urlo ancora: questa volta “Immobile”! Per quattro volte! Godo come una bestia. E lì ringrazio l’arbitro che chiude il primo tempo. Sudato, felice, mi attacco al telefono per sentire mio padre che, da casa, non sta nella pelle e mi ricorda di stare tranquillo, e che quel passaggio di qualche minuto prima per Immobile, scattato sul limite del fuorigioco, era regolare, e non da fermare a causa di una bandierina alzata. Non ce la faccio più. E’ troppo bello. Poi si ricomincia. Una superiorità schiacciante, con almeno una categoria di differenza tra il nostro Pescara e il Toro. Tante occasioni, ma niente. E ora manca poco per liberare l’euforia finale. Ecco il triplice fischio! Grande! E’ stata una giornata dura, iniziata benissimo, proseguita con il prepartita con gli amici, e poi con le emozioni, grandissime veramente, del ricordo del Gemellone che hanno aperto il cuore allo spettacolo successivo. Poi ancora la felicità, i suoni per strada. Il “torneremo in serie A”. E lui lì, sempre presente seppur con un volto che dice tutto anche se resta zitto: Zdenek è il più grande di tutti. Forse me lo tatuo.
Fernando Errichi