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Complesso La City, la Procura di Pescara ha chiuso le indagini
Tra le persone coinvolte c'è anche l'ex sindaco del capoluogo adriatico, Luigi Albore Mascia
LA CITY, CHIUSE LE INDAGINI. Sono 15 le persone indagate nell'ambito della vicenda riguardante la realizzazione della City, il mega complesso immobiliare sulla Tiburtina che dovrebbe ospitare gli uffici della Regione. La Procura di Pescara ha infatti chiuso le indagini. Nell'inchiesta dei pm Annarita Mantini e Mirvana Di Serio sono coinvolti amministratori, funzionari e dirigenti di Comune e Regione, e imprenditori. Tra gli indagati ci sono anche l'ex sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia (foto) e l'ex assessore comunale Marcello Antonelli.
L'ACCUSA. Nello specifico, l'accusa a carico di 11 indagati e' di abuso d'ufficio in concorso. Sono invece 4 gli indagati per abuso edilizio. Il procedimento e' nato da un esposto del consigliere regionale del M5S Domenico Pettinari, contrario alla collocazione degli uffici regionali nel complesso La City in quanto situato nella zona 'C' del Piano di rischio aeroportuale. Delle indagini si e' occupata la Squadra Mobile. Gli atti finiti sotto la lente d'ingrandimento della Procura avrebbero favorito una societa' "corrispondente immediatamente al conseguimento degli atti autorizzativi all'edificazione del progetto costruttivo e da ultimo al conseguimento del favorevole esito della procedura pubblica selettiva avviata dalla Regione Abruzzo per l'ottenimento in locazione e opzione di acquisto della nuova sede della Regione a Pescara, di cui al canone locativo annuo" pari a 1.700.000 euro "e prezzo di acquisto, in opzione contrattualmente prevista" pari a 42 milioni di euro.
MASCIA E ANTONELLI. L'ex sindaco Mascia e l'ex assessore Antonelli avrebbero proposto "fattivamente l'adozione della deliberazione di giunta n. 271 del 29 marzo del 2013", approvata poi il 12 luglio, "sulla base della relazione tecnica della dirigente Emilia Fino, e con adozione di procedura semplificata". Con tale atto "si addiveniva quindi al sostanziale ampliamento della destinazione d'uso della sottozona indicata, attestando, contrariamente al vero che tale variazione non determinasse l'aumento del carico urbanistico e delegavano al privato costruttore la mera attestazione del mancato incremento del carico antropico, pur a seguito dell'edificazione programmata". Per l'accusa, sarebbe stato occultato "il dato che il fine ultimo della variante deliberata fosse volta a consentire la realizzazione di una struttura che anche per l'incremento differenziale del carico antropico, potesse integrare un obiettivo sensibile ai sensi dell'art.8 delle NTA del Piano di rischio aeroportuale". Per quanto riguarda i 4 indagati per abuso edilizio in concorso, l'accusa sostiene che "in assenza di legittimi titoli abilitativi adottati in conformita' alle norme e ai regolamenti edilizi vigenti entro il Comune di Pescara e comunque di provvedimenti leciti, edificavano la struttura in cemento armato" in violazione, tra le altre cose, del "Piano di rischio aeroportuale adottato dal Comune di Pescara".
Redazione Pescara