“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Come finire in mani sbagliate
Popoli. Una sera come tante diventa un incubo: minore costretto a fumare, a comprare droga e subire ricatti
POPOLI, ARRESTATO UN TOSSICO-PUSHER. I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Popoli, agli ordini del sottotenente Marinucci Tonino, hanno arrestato Samuele Panicaldi, nato a Popoli, 37 anni, pregiudicato. L'uomo deve rispondere dell'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti e tentata estorsione nei confronti di un minorenne. La misura è stata richiesta dal Pm Valentina D'Agostino e firmata dal Gip del tribunale di Pescara, Maria Michela di Fine, in seguito ad una serie di indagini nel mondo dello spaccio nel piccolo comune del pescarese.
LA MINACCIA: «IO NON HO PAURA DI NULLA» Il Panicaldi aveva messo gli occhi su un giro di giovani popolesi, tutti minorenni, che la sera si riunivano in piazza a chiacchierare e passare il tempo. Tra questi ragazzi ce n'era uno che, un pò più debole, che in due circostanze (la sera del 2 e 3 luglio), sarebbe stato costretto a bere birra fino ad ubriacarsi. Non contento di quanto fatto il Panicaldi l'avrebbe spinto a fumare uno spinello, mentre lui si iniettava una dose di eroina, proprio sotto i suoi occhi. Per gli inquirenti era un piano: l'uomo aveva in mente di ricattare il ragazzino. Prima l'avrebbe costretto a comprare circa 20 grammi di hashish e, poi, minacciato di rivelare tutto ai genitori se non avesse eseguito le sue richieste. Voleva soldi, oro, gioelli e telefoni cellulari per soddisfare la sua sete di droga. «Non raccontare nulla ai tuoi genitori. Io in carcere ci sono stato e non ho paura di nulla», queste le parole dell'estorsore alla vittima.
LA VITTIMA IN STATO CONFUSIONALE. Erano due sere che il ragazzo rientrava a casa in stato confusionale, apatico e spaventato. La madre si è insospettita e, con alcune parole dolci, è riuscita a scoprire il perchè di questo comportamento anomalo. Una volta scoperta la verità madre e figlio si sono recati presso la caserma dei carabinieri per sporgere denucia. Così è iniziata l'idagine che ha portato nel carcere di San Donato l'autore dei reati contestati dalla procura.
Reda Inde