“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Colpevole o innocente?
Processo "Housework". Cresce l'attesa per il verdetto del tribunale. In ballo c'è il futuro di Luciano D'Alfonso
PROCESSO "HOUSEWORK". IN BALLO IL FUTURO DI LUCIANO D'ALFONSO. Domattina, dalle ore 9e30 in poi, il presidente del collegio giudicante Antonella Di Carlo leggerà il verdetto del tribunale di Pescara su Luciano D'Alfonso e gli altri 24 imputati nel processo "Housework" sulle presunte tangenti al Comune di Pescara. Sul capo di "Big" Luciano, ultimo fenomeno politico abruzzese dopo Remo Gaspari, pendono ben 33 capi d'accusa che vanno dall'associazione per delinquere alla corruzione, dal peculato all'abuso d'ufficio. Il pubblico ministero, Gennaro Varone, ha chiesto 6 anni di reclusione, l'interdizione dai pubblici uffici ed il sequestro della villa di Lettomanoppello. L'avvocato Giuliano Milia vuole l'assoluzione perchè il fatto non sussiste, perchè non ci sono prove, non c'è stato l'arricchimento personale e, soprattutto, perchè l'azione della magistratura si è mossa su «apprezzamento negativo sulla persona». Quale sarà il verdetto? Assoluzione piena oppure una condanna?
L'ASCESA E LA DISCESA. Il 15 dicembre del 2008 è la data che segnerà per sempre la vita personale e politica di Luciano D'Alfonso. Quel giorno viene sottoposto agli arresti domiciliari in seguito all'indagine della magistratura sugli appalti dei cimiteri e nell'area di risulta, affari da svariati milioni di euro, progettati con lo strumento del "project financing" (finanza di progetto). Fino a quel momento la carriera dell'ex segretario regionale del Partito Democratico, laureato in Filosofia con 110 e lode, sembrava inarrestabile. Già si parlava di un futuro da Ministro delle Infrastrutture per colui che in meno di un decennio era diventato due volte sindaco di Pescara, oltre che presidente di provincia (Pescara) più giovane di sempre. L'influenza di D'Alfonso resta tale che, ancora oggi, è circondato da un nugolo di adepti che si rivolgono ancora al dirigente dell'Anas - è questa la sua professione da privato cittadino - per le questioni personali e più disparate. Ogni elezioni è occasione per D'Alfonso di esercitare la sua "influenza" sul territorio provinciale del quale è stato, senza dubbio, il principale protagonista (nel bene e nel male). Clamorosi alcuni successi in materia di opere pubbliche - ad esempio: l'unificazione della Pineta di Pescara oppure il bellissimo "Ponte sul mare" - come pure i flop (la ristrutturazione di piazza Salotto in stile Tienanmen ed il "calice" di Toyo Ito). Per tutta la durata del procedimento penale si è sentito come un "leone ingabbia", un "crocifisso"; l'aver dovuto rinunciare ad esprimere tutto quello che sentiva dentro, benchè non abbia mai smesso di svolgere l'attività politica, è stata la più grande delle pene. L'anno scorso, dopo un biennio passato a "riflettere", ha ripreso la sua "agenda" ed avviato una serie di attività pubbliche, tra cui la Scuola di Regione, allo scopo di promuovere relazioni e rilanciare la sua immagine di uomo di governo compromessa dai guai giudiziari. Se domani dovesse essere assolto siamo certi che nessuno potrà fermare "l'Uragano D'Alfonso", almeno dal punto di vista politico. Se, invece, dovesse essere condannato in primo grado significherà la fine dell'uomo politico e di un'era, quella dalfonsiana, che tanto ha segnato la storia della regione dei "pastori e dei poeti".
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