“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Ciarelli. La verità a Chieti
Il prossimo 20 febbraio si terrà il processo nei confronti dei cinque rom accusati dell'omicidio di Domenico Rigante
DELITTO RIGANTE. PROCESSO IN CORTE D'ASSISE. Nelle aule della Corte d’Assise di Chieti si deciderà il destino dei cinque rom ritenuti responsabili dell’omicidio di Domenico Rigante, il 24enne ultrà del Pescara ucciso con un colpo di pistola il primo maggio scorso in seguto all'irruzione nella villetta di via Polacchia Pescara. Il principale accusato è Massimo Ciarelli, 29 anni, che secondo l’accusa fece fuoco con un revolver calibro 38 mai trovato, insieme col nipote Domenico ed i cugini Luigi, Antonio e Angelo. I cinque devono rispondere di omicidio volontario premeditato e porto abusivo d’arma. Ciarello era stato indicato proprio da Domenico, morente sull'ambulanza, quale autore del suo omicidio. Quella notte, poi, il rom fece perdere le sue tracce per consegnarsi alla poliziia, soltanto dopo 4 giorni nel parcheggio di un autogrill, zona Francavilla, sull'A24. Il giudizio immediato nei confronti dei nomadi era stato chiesto, nelle scorse settimane, dal pm Salvatore Campochiaro.
IL MOVENTE. Secondo la ricostruzione degli uomini della Squadra Mobile, coordinati dal dott. Pierfrancesco Muriana, Massimo Ciarelli avrebbe avuto la peggio la sera prima in una rissa avvenuta a Pescara Vecchie col fratello gemello della vittima, Antonio Rigante. Alla base dello scontro ci sarebbero stati vecchi rancori tra il rom e il gruppo di amici, tifosi del Pescara.
Redazione Independent