“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Caporalato: quattro pakistani sfruttati nel pescarese
La denuncia arriva dalla Cigl: "Si pensa che questo sia un fenomeno avulso dalla realtà e che riguardi territori distanti da noi. Ma non è così"
IL CAPORALATO C'E' ANCHE IN ABRUZZO. La Cgil di Pescara ha denunciato la vicenda di quattro pakistani che, dopo essere stati avvicinati da un caporale (clandestino), hanno lavorato per una ditta della provincia di Pescara impegnata nel settore della lavorazione delle carni: essendo sfruttati e pagati in ritardo, hanno provato a far valere inutilmente i propri diritti ma uno di loro e' stato perfino picchiato. I fatti sono avvenuti tra il 2015 e l'inizio del 2016, e sono stati oggetto di varie segnalazioni.
"Si pensa - spiega il sindacato - che quello del caporalato sia un fenomeno avulso dalla realta' e che riguardi territori non ben conosciuti e distanti da noi. Invece nella nostra provincia e' accaduto che quattro ragazzi pakistani reclutati da un caporale che ha trattenuto per se' il loro primo stipendio, siano stati utilizzati in una ditta del pescarese con contratti part-time di 20-25 ore settimanali ma di fatto lavoravano 10-12 ore al giorno, anche sette giorni consecutivi, per stipendi che oscillavano tra i 450 e i 550 euro al mese, e al massimo si arrivava a 650 euro al mese, senza tredicesime e senza il pagamento delle ferie o il riconoscimento dei diritti minimi. La loro storia e' emblematica perche', quando hanno avuto il coraggio di cominciare a chiedere al datore di lavoro il riconoscimento di alcuni elementi basilari minimi e la corresponsione delle somme effettivamente dovute, prima hanno tergiversato e poi gli hanno detto di andare via perche' tanto c'erano altri pronti a fare lo stesso tipo di lavoro e a farsi sfruttare".
Ritornando in fabbrica, uno di loro e' stato perfino picchiato e, dopo questo episodio di violenza, sono intervenuti i carabinieri mentre il lavoratore veniva accompagnato in ospedale.
"Al danno si aggiunge la beffa - conclude il sindacato nel suo racconto - perche' questi lavoratori sono stati costretti a dimettersi, alla fine, visto che le condizioni non erano piu' sostenibili e c'era perfino la minaccia fisica. Hanno dovuto rassegnare le dimissioni per giusta causa e hanno presentato la domanda di disoccupazione, ma gli e' stata negata".
Oltre alla querela per l'aggressione e' stata presentata la denuncia ai carabinieri dell'Ispettorato del lavoro per segnalare le irregolarita' e il caporalato. Inoltre e' stata avviata la vertenza per il recupero delle somme dovute ed e' stato presentato un ricorso all'Inps per ottenere la disoccupazione.
"Le indagini sono in corso, quindi confidiamo che ci siano degli interventi per evitare che continuino ad accadere fatti simili - afferma la Cgil - Abbiamo intercettato queste persone, ma ce ne sono altre centinaia che non riusciamo a intercettare per mille motivi".
Redazione Independent