“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Capitalismo? Il futuro è nel passato
Dal comunismo alla speculazione finanziaria. La crisi del modello capitalista imporrà un ritorno al passato
DAL COMUNISMO ALLA SPECULAZIONE - Durante la guerra fredda il mondo ruotava intorno al conflitto ideologico. Noi i “buoni”, al di qua del muro avevamo vinto, loro perso. Noi avevamo la terra “promessa”, loro la terra solo “permessa”. Noi avevamo ricchezze e libertà, loro i “cattivi”, al di là del muro, povertà e dittature. Noi avevamo il certificato di proprietà, loro lo sfratto esecutivo in tasca. In breve tempo, però, poiché è nella natura della razza umana preferire le cose proibite a quelle permesse, il muro di Berlino fu abbattuto. Ecco che per effetto della fine del comunismo, si squarciava per la prima volta il velo sulla falsa rappresentazione democratica dei nostri paesi occidentali, i quali non avendo più un nemico storico da combattere perdevano qualsiasi giustificazione morale alla continua mistificazione della realtà. Da una gratitudine ed una fede incondizionata nei confronti di chi ci aveva “salvato”, siamo passati ad una lenta e frustante coscienza della verità. Il Pericolo non era solo all’esterno del nostro recinto. Il pericolo era al di qua del Muro, si mimetizzava dentro minuscoli ingranaggi che hanno finito per corrompere il funzionamento armonico della macchina democratica. La crisi innescata con la speculazione finanziaria dei nostri giorni, poi, ha reso il sospetto definitivamente certezza.
L'OLIGARCHIA DEI REGIMI DEMOCRATICI - Ormai è evidente l’oligarchia che si maschera dietro i nostri “regimi democratici”. In qualche posto nel mondo, pochi galantuomini, su cui noi non
possiamo avere nessuna influenza, tessono la tela delle nostre vite. Per noi “occidentali” constatare la nostra impotenza è difficile, essere sbarcati nella terra promessa da vincitori per finire ad essere venduti come schiavi è triste, ma può essere anche utile e necessario, d’altronde se ci riflettiamo bene, dovevamo svegliarci dal maldestro sogno prima o poi. Abbiamo camminano
come sonnambuli in questo mondo assaporando tutti i sapori, i suoni e le immagini che rendono la vita felice. Questa non è stata, però, è non sarà mai la condizione abituale di gran parte dei cittadini di questo pianeta. Gli 8/10 del mondo sono vittime di una profonda ingiustizia sociale, sono oppressi o muoiono di fame senza che gli venga concessa alcuna possibilità di salvezza.
LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA - In Occidente non corriamo forse questo pericolo, anche se aumentano paurosamente le persone indigenti anche da noi, ma c’è il rischio molto concreto di un ritorno a qualche forma nuova di regime autoritario. Non penso al nazismo o al fascismo, né a qualche forma di fanatismo religioso ma ad una sorta di capitalismo autoritario come in Cina, che oggi, dal punto di vista finanziario, è il paese più efficace ed efficiente del globo. Un capitalismo autoritario a carattere sovranazionale che si accaparra il potere a discapito delle volontà popolari nazionali, che controlla le nostre coscienze attraverso il controllo massiccio dello strumento televisivo e mantiene la propria sicurezza attraverso sempre un maggior uso repressivo delle forze dell’ordine. Questa particolare forma di dittatura, che può fiorire nel vuoto di una politica e nell’apatica indifferenza dei cittadini, segna il definitivo fallimento della famiglia, della chiesa e della scuola quali costruttori di valori alternativi e il trionfo dell’economie di mercato che ci vedono solo come consumatori.
QUALE FUTURO CON IL MERCATO? - Siamo certi di aver capito il rischio che si nasconde dietro le “leggi di mercato”? Questo periodo storico impone una riflessione che rimetta in discussione questo sistema che ci schiaccia e uccide il futuro, che ci liberi dalle nostre paure. Le scelte che contano non possono avvenire più dietro le nostre spalle, le uniche che poi si sobbarcheranno il peso di quelle decisioni. Non abbiamo bisogno di rinomati “professori” di liberismo che ci dicano che abbiamo bisogno di più mercato e privatizzazioni, che dobbiamo essere più aggressivi e ambiziosi, che la disciplina ed essere flessibili nel lavoro è necessario, che bisogna spendere e consumare di più per far ripartire l’economia. Queste solo le stesse ricette dei banchieri che hanno perduto i denari dei risparmiatori, e di chi compra gli appalti con la corruzione, di chi ha inquinato in nome del profitto, è una verità sotto gli occhi di tutti noi. Non possiamo consentirne la rimozione anche questa volta, non dobbiamo cedere al lavaggio del cervello della propaganda politica e della pubblicità industriale ancora una volta. Accettare quest’invito sarebbe un altro errore, l’ultima e definitiva sconfitta. Necessitiamo di “maestri” di liberalismo che ci indichino delle alternative e ci facciano crescere la fiducia che anche l’impossibile sarà possibile, che ci conducano con chiarezza e serietà alla riconquista della libertà. La libertà alla rinuncia ed a sopportare l’ansia che la privazione sempre accompagna, a renderci partecipi al mondo ed agli altri, il riscatto dell’onestà intellettuale e la libertà della propria coscienza, l’assunzione delle responsabilità e il coraggio di rischiare delle scelte impopolari. Non sarà un percorso facile, sarà una lotta dura e dolorosa, ma nobile e dignitosa. Ci diranno che siamo degli utopisti, dei moralisti, dei comunisti. No, noi siamo dei liberali che credono che la speranza è una cosa meravigliosa.
Francesco Mimola