“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
C'era una volta il Belpaese
Italia strozzata dai debiti, la produzione industriale segna -7,6% e la "trappola povertà" è dietro l'angolo
ITALIA STROZZATA DAI DEBITI. RECORD A 6MLD. Non sono affatto buoni i numeri sulla situazione del Belpaese divulgati da Bankitalia. A destare preoccupazione, manco a dirlo, è come al solito il debito pubblico che a novembre ha toccato il nuovo record storico della storia della Repubblica: nel 2012 è aumentato di 6 mld toccando quota 2.020,7 mld. Dal punto di vista degli interessi, invece, si rileva che lo spread è calato: il differenziale tra i Bund tedeschi ed i Btp italiani è sceso a 260 punti.
PRODUZIONE INDUSTRIALE A PICCO. Parallelamente all'indebitamento l'Istat ha diffuso i dati sulla produzione industriale: A novembre il calo è stato del 7,6% su base annua. Il settore che sta soffendo maggiormente - e non è una buona notizia per l'Abruzzo dove resiste il polo dell'automotive - è quello dell'automobile che ha registra un calo del 14,1% annuo, mentre nel compleso dei primi undici mesi del 2012 è scesa del 19,6%.
E LA "TRAPPOLA" POVERTA'? Secondo il Rapporto Ue 2012 su occupazione e sviluppi sociali l’aggravarsi della crisi economica ha "drammaticamente aumentato i rischi di esclusione sociale di lungo periodo" nei paesi del Mediterraneo e nelle repubbliche baltiche. La situazione, naturalmente, non risparmia i paesi Pigs, di cui l’Italia fa parte. Il Belpaese, infatti, è entrato a pieno titolo tra quelli in cui si vive peggio e dove la "trappola povertà" è elevatissima. "Con il peggiorare della crisi - si legge nel Rapporto Ue - se un cittadino dovesse avere difficoltà economiche, circostanza assai probabile per tanti, troppi italiani, è assai complicato che sia in grado ad uscirne". I numeri dell'Istat sull'occupazione dicono che 37 giovani su 100 (fascia 15-24 anni) è senza lavoro e che il numero dei disoccupati ha toccato a novembre scorso quota 3milioni. Dunque, le parole del presidente uscente dell'Eurogruppo Juncker sul reddito minimo garantito devono essere seriamente prese in considerazione per evitare il "disastro sociale".
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