“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Buco nell'acqua da 300 mln
Servizio idrico strangolato dai debiti accumulati dai gestori. Commissario: «Serve decisione drastica»
SERVIZIO IDRICO STRANGOLATO DALLA "MALA GESTIO". «L'ERSI, l'Ente Regionale per il Servizio Idrico Integrato, nasce con 25 milioni di euro di debiti non suoi, a causa della grave situazione finanziaria che eredita. Non è possibile non definire una strategia per salvaguardare il patrimonio di esperienze e di competenze delle Società in house in Abruzzo». Ad affermarlo è il Commissario Unico per la Gestione Commissariale del Sistema Idrico Integrato, Pierluigi Caputi, incaricato dello start-up del nuovo ente regionale. All'ERSI, come è noto, sono state attribuite dalla Regione tutte le competenze che erano in capo agli ex ATO, gli Enti d’Ambito Ottimali, che vantano attualmente crediti nei confronti dei sei soggetti gestori del Servizio Idrico Integrato per un ammontare complessivo di 25 milioni di euro, così come constatato dai commissari liquidatori degli Ato.
BILANCI APPROVATI IRREGOLARMENTE. La questione è esplosa perché con la conclusione dei lavori dei commissari liquidatori degli ATO e con la Delibera della Giunta regionale del 3 dicembre 2012 (n. 812), trasmessa alla Commissione Consiliare, si ha ormai certezza della gravità dei rischi cui è esposto il settore. Le sollecitazioni ai Soggetti Gestori di attenersi alle disposizioni di controllo degli ATO soprattutto sui bilanci non hanno trovato in molti casi riscontro: i bilanci continuano ad essere approvati anche in costanza di parere negativo dell'Ente di controllo, pur presentando vistosi elementi di perplessità. Le relazioni rimesse a fine 2012 dai direttori degli ATO ai fini della costituzione dell'ERSI, in merito alla situazione economico finanziaria dei Soggetti Gestori, non lasciano dubbi sulla gravità della situazione: gli ATO sono in una situazione di gravissima impossibilità a portare avanti le attività di competenza a causa dei mancati rimborsi e pagamenti da parte dei Soggetti Gestori. La possibilità di trovare soluzioni occasionali ad un problema strutturale non è più possibile.
DEBITI GESTORI PER 300 MILIONI. La situazione è divenuta oramai insostenibile. Come è noto, infatti, il Servizio Idrico Integrato in Abruzzo è gestito da sei Società a totale partecipazione pubblica (Gran Sasso Acqua Spa, CAM Spa, SACA Spa, ACA Spa, Ruzzo Reti Spa, SASI Spa). Le società, che presentano situazioni gestionali molto diverse, sono accomunate per lo più da una serie di fattori negativi, come si evince dalle criticità rilevate nei Bilanci 2011, che risultano essere poco trasparenti ed affidabili, a causa di una situazione debitoria molto significativa, con rilevanti problemi di liquidità, e crediti a bilancio di cui si ha più di un dubbio sulla reale esigibilità. Non possono sfuggire che anche in questa situazione esistono buone pratiche consolidate, quali la situazione gestionale e finanziaria della Gran Sasso Acqua, e l'opera di risanamento da poco avviata da parte della Sasi Spa. Dai dati complessivi dei bilanci delle sei Società di Gestione (Bilanci 2011) emerge: Debiti Totali: oltre 300 milioni di euro; Crediti Totali: oltre 200 milioni di euro; Ricavi Totali: oltre 145 milioni di euro. Nei bilanci sono impropriamente patrimonializzate le reti-beni demaniali per oltre 300 milioni di euro, ma come è evidente sono inutilizzabili come garanzia per i terzi.
LE CRITICITA' E LO STATUS QUO. I problemi rilevanti riguardano i crediti delle Società di Gestione, i debiti iscritti in bilancio, gli investimenti in opere sul territorio. Tra le situazioni debitorie più compromesse vanno segnalati i casi gravi della Cam Spa, che ha accumulato debiti per 51 milioni di euro (su ricavi di produzione di 19 milioni); della Ruzzo Spa, con 65 milioni di euro (su ricavi produzione di 36 milioni); e dell'Aca Spa con 92 milioni di euro (su ricavi produzione di 43 milioni). La repressione della morosità e dell'evasione non è stata fino ad oggi adeguata, mentre sono stati addirittura iscritti in bilancio beni demaniali: è chiaro che in una tale situazione vi sono problemi di liquidità per le Società di Gestione. Non ci si può nascondere che la congiuntura economica e la difficoltà ad accendere mutui aggravino la situazione. Una preoccupazione rilevante è rappresentata dalla massa dei crediti iscritta in bilancio, per i quali, nonostante le sollecitazioni dell’Ato, non sono stati forniti chiarimenti utili a comprovarne l'effettiva esigibilità. Di fatto la media italiana dei tempi di recupero è di circa 7 mesi circa (dato del 2011). I 13 mesi impiegati in media dalla Ruzzo Reti fino ai 20-23 mesi dell'ACA Spa - SASI Spa, fanno ipotizzare che molti crediti possano diventare non esigibili. È evidente che tali fattori sono sintomi di una problematicità nel reale incasso dei crediti. Se i crediti non fossero "veri" la situazione precipiterebbe senza possibilità di recupero. <B>Gli investimenti fermi o non conclusi per mancanza di copertura finanziaria da parte del </B><B>Soggetto Gestore.</B> La situazione economica compromessa rende a rischio la conclusione degli interventi degli APQ Risorse Idriche - 2003/2005 e la possibilità di accedere a nuove fonti di finanziamento pubblico (FAS), del valore di circa 75 milioni di euro. Se ciò accadesse sarebbero vanificati interventi che sono invece indispensabili per il servizio idrico regionale, come nel caso dell'ATO 2 Marsicano, dove su 13 interventi APQ aperti - finanziati dal 2004 - 6 sono fermi da oltre 2 anni per mancanza di cofinanziamento da parte del CAM (mappatura e ricerca perdite Comuni ATO 2 ( 4 milioni 525 mila 195 euro,35), depuratore e collettori fognari Ortucchio (costo 774 milioni 685 mila euro), collettori fognari e depuratore Ovindoli (costo 1 milione 549 mila 370 euro,70), depuratore San Benedetto dei Marsi (costo 1 milione 291 mila 142 euro,52), Depuratore e collettori fognari Sante Marie (costo 619 mila 748 euro, 28), Collettori da Marsia a Roccacerro e costruzione impianto di depurazione Tagliacozzo (costo 1 milione 549 mila 370 euro,70).
CHIODI: «CONSIGLIO STRAORDINARIO». La convocazione urgente di un Consiglio regionale straordinario che «affronti la seria problematica del Sistema idrico integrato della Regione Abruzzo» è stato richiesta dal presidente della Regione, Gianni Chiodi, al presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano. «Si tratta - ha detto Chiodi - di vera emergenza. I risultati della nostra 'due diligence' sono evidenti. A dare soluzione non bastano più le azioni del Governo regionale nè tantomeno quelle di un Commissario, perché occorre che le Assemblee dei sindaci, presiedute dai presidenti delle Province e soprattutto dai Comuni, che sono proprietari delle società, abbiano consapevolezza del punto di non ritorno cui si è giunti. I soggetti gestori hanno accumulato negli anni debiti enormi. La Regione Abruzzo - prosegue Chiodi - non può commissariarli, ma li metterà presto di fronte alle loro responsabilità. La musica - conclude il presidente della Regione - dovrà cambiare». Nella richiesta di Consiglio regionale straordinario, Chiodi chiede anche l'audizione del Commissario unico regionale, Pierluigi Caputi.
CONSULTA: «PARERI SINDACI NON VINCOLANTI». "L'Ersi, l'ente regionale per il servizio idrico integrato, è obbligato a chiedere alle assemblee dei sindaci (Assi) i pareri sugli atti e le scelte fondamentali inerenti il servizio idrico integrato ma essi poi non vincolano le scelte finali dell'ente regionale". Lo afferma la Corte costituzionale nella sentenza n. 50 del 2013 che, accogliendo in parte il ricorso presentato dal Governo, ha modificato la legge regionale 9/2011 nella parte in cui conferisce maggiori poteri all’ente regionale non vincolandolo alle risultanze dei pareri delle assemblee dei sindaci. Nella propria legge, la Regione volendo tutelare pienamente le specificità del territorio, aveva previsto non solo come obbligatorio ma anche come vincolante il parere dei sindaci componenti le Assi. La Corte ha invece riconosciuto una maggiore autonomia all'ente regionale, sostenendo che la volontà delle singole Assi provinciali ha piena esplicitazione anche con il solo parere obbligatorio. «Si tratta di un giudizio inatteso – afferma l'assessore ai Lavori pubblici Angelo Di Paolo - che dà maggiori poteri all’ente regionale, considerato che qualificando i pareri dei Comuni non solo come obbligatori ma anche come vincolanti si era inteso rispettare le prerogative che la legge nazionale riconosce agli enti locali. Questo fa si che la nuova Ersi venga ulteriormente rafforzata nel proprio ruolo di programmazione e controllo sul servizio idrico sull’intero territorio regionale». È il caso di ricordare che la legge 9/2011 ha già avuto nell'estate scorsa, con le legge 34/2012, una ulteriore modifica che ha reso invece più stringente il controllo sui soggetti gestori del servizio idrico. Anche su questo punto l'intervento normativo regionale è pienamente in linea con quanto ha deciso la Corte costituzionale in materia di controlli sui soggetti gestori.
COSTANTINI: «BUCO PIU' GRANDE DELLA STORIA D'ABRUZZO». «E' tardivo il grido di allarme del Commissario Caputi sulla gestione del servizio idrico in Abruzzo». Lo afferma in una nota Carlo Costantini, capogruppo Idv in consiglio regionale facendo riferimento alle recenti dichiarazioni di Pierluigi Caputi, Commissario unico per la gestione commissariale del Sistema idrico integrato. «E' vero, infatti, - prosegue Costantini - che i Sindaci (ovviamente non tutti, ma la stragrande maggioranza) sono i principali protagonisti dello sfascio, avendo completamente abdicato dalla loro funzione di controllo, in cambio di contropartite di stampo esclusivamente clientelare. E' vero anche che, sempre i Sindaci, pure di recente, hanno premiato, confermando con votazioni quasi plebiscitarie, gli attuali consigli di amministrazione, a dimostrazione ulteriore di quanto siano ormai compromessi in questo scandalo. Ma è altrettanto vero che di fronte alle ripetute e macroscopiche violazioni di legge delle attuali gestioni - peraltro per anni stranamente ignorate sia dalla magistrature penale (anche in questo caso, in verità, non tutta), che da quella contabile - il Commissario Caputi avrebbe potuto fare molto di più e non limitarsi a richiamini e reprimende apparsi in molti casi solo un modo per prenderne le distanze e precostituirsi una linea difensiva. Oggi - conclude il capogruppo Idv - non ci ritroveremo con un buco di centinaia di milioni di euro, che rappresenta in assoluto, per le modalità con le quali si è determinato, il più grande costo della politica della storia dell'Abruzzo».
Marco Beef