“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Arrestato latitante della mafia nigeriana
L’uomo membro della cellula abruzzese Eiye era riuscito a sfuggire alla cattura disposta nell’ambito dell’Operazione “Pesha”
Era sfuggito, in quanto irreperibile, sia all’esecuzione dei 15 fermi del P.M. eseguiti nel luglio del 2020 sia all’esecuzione, nel mese di agosto dello stesso anno, dell’ordinanza applicativa della misura cautelare del carcere, entrambi effettuati dalla Squadra mobile di Teramo, l’uomo, il quarantenne I.F., di nazionalità nigeriana, tratto in arresto lo scorso 18 febbraio dalla Polizia di Frontiera Aerea di Bologna mentre era in partenza da quello scalo con destinazione finale Cotonou (Benin).
L’uomo è indagato per il reato di cui all’art. 416 bis c.p.(associazione di tipo mafioso) nell’ambito delle indagini effettuate dalla Squadra Mobile di Teramo diretta dal V.Q.A. Roberta Cicchetti e coordinate dalla D.D.A dell’Aquila nella persona dei P.M. Mancini David e Ciccarelli Simonetta in quanto appartenente alla cellula locale, (denominata “PESHA”)dell’associazione di tipo mafioso “Supreme Eiye Confraternity (SEC)” o “EIYE”, sodalizio radicato in Nigeria, ma diffuso in molti Stati europei ed extraeuropei, equiparato per struttura e forza intimidatoria alle mafie tradizionali
Le indagini, iniziate nel luglio del 2018, avevano permesso di accertare, che tale cellula locale degli Eiye, con competenza geografica e territoriale dalla zona costiera della provincia di Teramo fino ad Ancona, si caratterizzava, come l’associazione mafiosa di cui costituisce una costola, per la presenza di un rito di affiliazione caratterizzato da specifici rituali e di una rigida gerarchia interna, per la segretezza del vincolo associativo, per l’adozione di linguaggio e simbologia rigorosi, per il rispetto di regole rigorose e per la violenza delle azioni.
I membri del PESHA Nest, di cui nel corso delle indagini sono state documentate numerose riunioni sia in provincia di Teramo che in quella di Ascoli Piceno, erano dediti alla commissione di: reati di riciclaggio ed illecita intermediazione finanziaria verso la Nigeria; tratta di giovane donne sessualmente sfruttate lungo lastrada Bonifica del Tronto e sottoposte a violenze e vessazioni; cessione di stupefacenti; reati violenti nei confronti di aderenti ad altri cults mafiosi nigeriani.
Inoltre si era accertato come il potere intimidatorio del gruppo si sostanziava: nella commissione di violente punizioni corporali nei confronti di affiliati non rispettosi delle rigorose regole interne del cult e delle direttive dei vertici, nel ricorso all’esercizio di violenza fisica sia per la risoluzione dei conflitti interni ritenuti di ostacolo alle finalità delinquenziali e di predominio dell’associazione sia per costringere terzi ad affiliarsi anche contro la loro volontà e sia per opporsi e scontrarsi con cult rivali (come quello dei “ Black Axe”) al fine di assumere e mantenere il predominio nell’ambito della vasta comunità nigeriana.
L’operazione PESHA ha costituito lo sviluppo di quella del luglio 2019 (Operazione “Subjection” in materia di tratta di giovani nigeriane svolgenti attività di meretricio sulla “Bonifica del Tronto”) e di quella di dicembre 2019 (Operazione the “Travelers” in materia di riciclaggio di ingenti profitti illeciti in Nigeria) entrambe della Squadra Mobile di Teramo con il coordinamento della D.D.A. di L’Aquila.