“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Appello da Civitella Alfedena: “Difendiamo il camoscio della Val di Rose”
Nei giorni scorsi il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha diffuso con un proprio comunicato i dati del censimento dei camosci. C'è da preoccuparsi
NON C'E' NIENTE DA ESULTARE. Nei giorni scorsi il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha diffuso con un proprio comunicato i dati del censimento dei camosci. La notizia è stata ripresa dalla stampa con titoli che annunciavano il “boom di nascite e che il camoscio gode di ottima salute”. Nel comunicato si parla anche delle aree in cui è presente il camoscio citando i Tartari e il Marsicano. Molto probabilmente in pochi hanno colto quel virgolettato del comunicato in cui si parla di “criticità del camoscio nell’area della Val di Rose” e in misura minore anche Monte Amaro.
Nello stesso giorno si è svolto a Civitella Alfedena un incontro pubblico nel quale sono stati forniti alcuni dati che riguardano lo stato numerico dei camosci nella Val di Rose, da parte del gruppo che sta conducendo, per conto dell’Ente Parco, una ricerca in quest’area. I dati forniti hanno messo in evidenza che il branco della Val di Rose, un tempo numeroso, si contavano oltre 140 esemplari, oggi si è ridotto ad alcune decine e la situazione non è critica è allarmante. Che cosa è accaduto e accade al branco della Val di Rose? E’ questa la domanda che ripetutamente chi conosce e frequenta quell’area si pone, come pure l’amministrazione di Civitella Alfedena e lo stesso Ente Parco. Quest’ultimo ha commissionato nel 2010 al professor Sandro Lovari dell’Università di Siena una specifica attività di ricerca. Sembra che alcuni fattori, rilevati dai ricercatori, come i cambiamenti climatici, la riconquista del bosco delle prateria e la competizione con il cervo possano essere le possibili cause di quello che sta accadendo.
LE DOMANDE DEL COMUNE DI CIVITELLA ALFEDENA. In una nota, il Comune di Civitella Alfedena si chiede: "Come mai nell’area originaria dove era rimasto l’unico nucleo di camosci del Parco, dove sono state realizzate azioni di tutela che non hanno pari, la situazione del camoscio è allarmante con un numero che ormai decresce da anni? Quanti animali sono stati prelevati nel corso degli anni da quell’area per reintrodurli negli altri parchi abruzzesi, di quali classe d’età, quanti decessi sono avvenuti durante le catture, che incidenza ha avuto tutto questo nel corso degli anni sul branco? Per avere maggiori informazioni su quello che sta accadendo occorre destinare maggiori risorse alla ricerca. La riserva Reale di caccia, il simbolo stesso del Parco è messo in pericolo nel suo areale storico".
UN COMITATO PER LA SALVAGUARDIA DEL CAMOSCIO. Data la situazione di pericolo e di grave allarme, come ha ripetuto nell’incontro il Professor Lovari sia per la Val di Rose che per Monte Amaro, l’amministrazione di Civitella Alfedena intende promuovere la costituzione di un comitato per la salvaguardia del Camoscio nell’area della Val di Rose che possa essere di stimolo e dare sostegno e forza a chi, istituzionalmente preposto, deve mettere in essere le azioni immediate per la tutela della specie nell’area originaria anche con interventi mirati.
La sentinella ambientale