WWF CONTRO LE "VASCHE DI LAMINAZIONE": COSTOSE E INUTILI? Il WWF Chieti-Pescara non ha dubbi: i 54 milioni e 800mila euro assegnati all’Abruzzo per opere di sicurezza idraulica e destinati dalla Regione a 5 vasche di laminazione (le cosiddette casse di espansione) da realizzare nei territori di Manoppello, Rosciano, Cepagatti e Chieti, rischiano di essere soltanto l’ennesimo esempio di spreco di denaro pubblico. Il loro effetto, persino nelle previsioni teoriche, sarebbe infatti del tutto insignificante in caso di piena e non darebbe alcuna certezza sulla salvaguardia di Pescara e degli altri centri abitati lungo il corso del fiume. Lo scrive in maniera esplicita anche il Consiglio Superiore dei Lavori pubblici che il 27 gennaio scorso ha esaminato il progetto e ha rimesso il proprio parere, non vincolante ma certamente autorevole e tale da meritare la massima considerazione. Non è tecnicamente una bocciatura, ma vengono ribadite in sostanza le critiche di chi, come il WWF, da sempre sostiene che si tratta di opera di dubbia utilità e con risultati attesi di così lieve portata da non giustificare il massiccio impiego di denaro previsto. Tutto questo senza tener conto degli effetti deleteri connessi a quella che sarà comunque l’ennesima imponente colata di cemento su un territorio che avrebbe bisogno di ben altra attenzione.
Sulla questione si è innescata in questi giorni una polemica tra il consigliere regionale pentastellato Domenico Pettinari e il governo regionale. «Pur non entrando nel merito della discussione, non possiamo non evidenziare – sottolinea la presidente del WWF Chieti-Pescara Nicoletta Di Francesco - come le osservazioni dell’organo tecnico del Ministero non siano affatto superabili, come si è detto, con un “mero aggiustamento formale che non incide minimamente sulla realizzazione dell’opera” (dichiarazione del vicecapogruppo Pd Alberto Balducci, riportata dal quotidiano Il Centro il 9 febbraio scorso). Inserire l’opera in un piano di bacino non significa mettere a posto qualche carta secondo un consolidato italico malcostume. Significa invece ripensare il progetto, rivalutarlo – giustamente – in un contesto più ampio, valutare il rapporto costi/benefici che nella attuale versione è certamente sbilanciato: tanti soldi impegnati per risultati che, si sa già, persino nelle più ottimistiche previsioni, saranno scarsi».
Non si dimentichi del resto che le vasche di laminazione, nella versione predisposta dall’allora commissario Goio, avrebbero dovuto essere realizzate anche sull’Aterno e sul Roio, nell’Aquilano, nella logica appunto di un intervento complessivo di bacino. Questo progetto venne tuttavia bocciato a fine 2013 dal Tribunale Superiore delle Acque che accolse vari ricorsi contro l’opera, giudicandola “inutile e costosa” a fronte di un problema che, la sentenza lo dice esplicitamente, sarebbe risolvibile anche con più economici interventi ordinari, a cominciare dall’allargamento del letto del fiume.
Una valutazione che, secondo il WWF, si può certamente applicare anche alle vasche del Pescara. Per salvaguardare il fiume il primo provvedimento da prendere, a costo zero, sarebbe quello di proibire per legge qualsiasi tipo di intervento cementificatorio (edifici, capannoni, strade, casse di espansione assurdamente previste in alveo, ecc.) per una fascia di rispetto da valutare punto per punto ma comunque mai inferiore ai 200 metri e prevedere col tempo la graduale delocalizzazione di quanto incautamente costruito in zone che sono e restano, a dispetto di qualsiasi palliativo, a rischio alluvione. Si cominci a far questo e i rischi certamente diminuiranno senza bisogno di discutibili grandi opere.
«L’Abruzzo, – conclude la presidente del WWF Chieti-Pescara - per il quale il presidente D’Alfonso ha inventato, tra i tanti, lo slogan Regione del fare, si fermi a riflettere e riveda questa parola d’ordine con una piccola preziosa aggiunta diventando finalmente la Regione del fare bene».
Redazione Independent