“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Amazon ai 'Tempi Moderni'
La multinazionale americana ha evidenziato l’utilità dell’invenzione per ridurre i tempi dell’impacchettamento, evitando che si compiano gesti inulti che prolunghino in modo improduttivo le operazioni
AMAZON AI 'TEMPI MODERNI'. Il “caso” dei braccialetti elettronici di Amazon ha scosso il modo politico, sindacale e dell’economia. Il colosso americano dello shopping online aveva ventilato la possibilità di impiegare degli strumenti elettronici da far indossare ai magazzinieri per incrementare l'efficienza degli addetti al confezionamento dei pacchi.
Amazon, infatti, avrebbe depositato due richieste di brevetto, che sono stati recentemente riconosciute come innovative, relative alla progettazione di dei sensori da indossare sul polso che, tracciando la posizione delle mani degli addetti a confezionamento, consentirebbe di capire se questi ultimi hanno preso effettivamente il prodotto corretto dallo scaffale.
La multinazionale americana ha evidenziato l’utilità dell’invenzione per ridurre i tempi dell’impacchettamento, evitando che si compiano gesti inulti che prolunghino in modo improduttivo le operazioni, ed ha ribadito che la tecnologia è del tutto estranea al controllo dei lavoratori.
D’altra parte, seppure inquietante, questa invenzione non ci sorprende. Sarà che ben ricordiamo quel gran genio di Charlie Chaplin, che nel suo capolavoro “Tempi Moderni” aveva sottoposto Charlot alle torture della “macchina di nutrizione Billows” pensata per imboccare i lavoratori e tagliare l’inutile pausa pranzo, sarà che il tema dei controlli sui lavoratori è centrale nella nostra società, la progressiva compromissione dei diritti di chi lavora non è una novità nella nostra società e non ci fa dormire sonni tranquilli, sebbene Amazon abbia rispedito tutte le accuse al mitente.
Ma quanto intensamente un datore di lavoro può controllare i propri lavoratori? Per rispondere dobbiamo analizzare alcune norme contenute nel nostro codice civile e nella l. 300/70, lo Statuto dei Lavoratori.
Il codice civile attribuisce al datore di lavoro l’esercizio del potere direttivo e disciplinare sui lavoratori. Con il primo organizza l’attività che deve essere svolta nella sua impresa, con il secondo “punisce” attraverso l’applicazioni di specifiche sanzioni che possono arrivare anche al licenziamento, quei lavoratori che disattendono le sue direttive o che non adempiono diligentemente alle loro prestazioni. E’ evidente che il potere disciplinare presuppone anche il potere di controllo sul lavoratore, altrimenti sarebbe impossibile valutare la sua prestazione. L’art. 4 dello statuto del lavoratori, prima del jobs act, stabiliva un generale divieto dell’utilizzo di strumenti di controllo a distanza della prestazione lavorativa, ma il divieto poteva essere aggirato, nel caso vi fossero esigenze organizzative, produttive o di sicurezza del lavoro, stipulando un accordo con le organizzazioni sindacali.
Con il Jobs Act tutto cambia: non vi è più un divieto generalizzato di utilizzo di apparecchiature di controllo a distanza e soprattutto l’utilizzo è sempre lecito qualora gli stessi strumenti che possono astrattamente consentire il controllo sono utilizzati dal lavoratore per rendere la prestazione lavorativa e registrare accessi e presenze.
Inoltre, si dispone che le apparecchiature possano essere installate con l’accordo dei sindacati non solo per esigenze organizzative, produttive o di sicurezza del lavoro, ma anche per la tutela del patrimonio aziendale, e le informazioni così raccolte siano utilizzabili per tutte le finalità connesse al rapporto di lavoro, quindi anche per comminare un eventuale licenziamento, seppur nel rispetto della legge sulla privacy.
Ovviamente, il Ministero del Lavoro ribadisce che è tuttora illecita la installazione di apparecchiature per l’esclusiva finalità di controllo dei lavoratori, ma il confine è molto labile, e percorrendo in equilibrio questa linea sottile non mi sento di escludere che, qualora il brevetto di Amazon venga effettivamente realizzato ed utilizzato, questo non possa essere utilizzato per controllare le tempistiche e le modalità della prestazione resa dai dipendenti della società di Jeff Bezos.
Le lacrime e lo stupore della politica, che ha modificato lo statuto dei lavoratori meno di tre anni fa, mai come in questo caso sono state più ipocrite.
Silvia Cipolloni