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Agguato a Montesilvano. Gagliardi alla sbarra per tentato omicidio
L'impiegato delle Poste è accusato di avere sparato all'ingegner Carlo Pavone. Alla base del gesto una relazione con la moglie della vittima
AGGUATO A MONTSILVANO: PROCESSO PER TENTATO OMICIDIO IL 17 FEBBRAIO. Vincenzo Gagliardi, l'impiegato delle Poste, accusato del tentato omicidio dell'ingegnere di Montesilvano, Carlo Pavone, sarà processato in tribunale a Pescara il prossimo 17 febbraio. Il Gip Maria Michela Di Fine ha accolto l'istanza del Pm Anna Rita Mantini che il 10 ottobre scorso aveva avanzato la richiesta del giudizio immediato nei confronti di Gagliardi, che deve rispondere di tentato omicidio.
IL FATTO. La sera del 30 ottobre scorso Pavone stava gettando la spazzatura sotto casa quando e' stato ferito e abbandonato lì, a terra. Lo ha trovato un passante che ha lanciato l'allarme e sollecitato l'arrivo dei soccorsi; in un primo momento si è pensato a un malore, mentre gli accertamenti successivi eseguiti in ospedale, a Pescara, hanno fatto emergere che l'uomo era stato colpito da un proiettile. I Carabinieri di Pescara e Montesilvano hanno passato al setaccio la vita di Pavone, sposato e padre di due bambini.
SI E' SEMPRE PROFESSATO INNOCENTE. Gagliardi, che lavora al Centro meccanografico delle Poste italiane in via Volta, a Pescara, si e' sempre professato innocente. In passato ha lavorato con la moglie di Pavone, con la quale aveva una relazione sentimentale di cui Pavone era a conoscenza. Il 30 ottobre avrebbe atteso Pavone sotto casa e gli avrebbe sparato da una distanza ravvicinata, non inferiore a 60 centimetri e non superiore di 4-5 metri, dal basso verso l'alto. Tra gli elementi a carico di Gagliardi c'e' un fucile Flobert calibro 9, analogo a quello usato per ferire l'ingegnere informatico in via de Gasperi (che era sicuramente un calibro 9), rinvenuto e sequestrato a casa del padre dell'arrestato. Inoltre c'e' una busta con un giubbetto, un paio di scarpe e un guanto trovata la sera stessa del tentato omicidio a bordo della macchina di Gagliardi. La busta e' stata sequestrata solo successivamente ed è stata consegnata agli investigatori dalla moglie di Gagliardi, che riteneva strano che il marito se ne volesse disfare.
GLI ACCERTAMENTI. Gli accertamenti, che hanno riguardato il traffico telefonico, i supporti informatici e gli indumenti dell'impiegato delle Poste, hanno consentito di rilevare che sugli abiti c'erano tracce altamente significative di polvere da sparo derivanti dalla deflagrazione di un colpo anche se lo stub effettuato su Gagliardi ha dato esito negativo, essendosi lavato subito i capelli (oltre a essersi cambiato indumenti). Dal suo computer, invece, e' emerso che tempo prima aveva effettuato delle ricerche on line sia sulla compravendita di armi senza porto di armi e poi, il 9 settembre, in maniera specifica aveva fatto un ricerca per sapere "a che distanza puo' essere fatale un colpo sparato da un flobert". Inoltre avrebbe esplorato il profilo Facebook di Pavone e consultato il manuale di ricarica delle cartucce a palla e il manuale del cacciatore.
Redazione Independent