“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
A Pretoro rivive il miracolo del bambino rapito da un lupo e salvato da San Domenico
La Festa in onore del santo patrono dello splendido borgo d'Abruzzo si svolge da tradizione la prima domenica di maggio
A PRETORO RIVIVE IL MIRACOLO DI SAN DOMENICO . La pagina di folklore - che viene rappresentata con il testo del poeta dialettale Raffaele Fraticelli – narra della vicenda di una giovane coppia di boscaioli che si reca in montagna con il figlioletto di pochi mesi; mentre sono intenti al loro lavoro, un lupo esce dalla boscaglia e rapisce il piccolo dalla culla incustodita.
I genitori, temendo per la sorte del loro piccolo, invocano l’intervento del Santo - protettore del Paese e contro il morso dei serpenti - il quale interviene per ammansire l’animale e fargli riportare il bambino sano e salvo tra gli applausi della folla.
Gli attori sulla scena (tutti maschi come impone la tradizione) sono giovani pretoresi ed il piccolo è l’ultimo nato maschio:
Marito: Silvino Filoso
Moglie: Vincenzo Di Felice
Lupo: Luca Pellegrini
Il piccolo: Riccardo Pantalone di 2 mesi e mezzo
Scrive Raffaele Fraticelli:
"Oh, quella costarella ritagliata di fronte alle ultime case del paese alto, quante memorie ci richiama!
Sì, quell'area che in questa domenica di maggio si riempie di parole antiche: quelle del miracolo di San Domenico e il lupo, con l'attesa del ritorno del bambino rapito dalla costa dei serpari.
Quella breve conca raccoglie il timore dei genitori per un infante tra le fauci di un animale ed annuncia il miracolo con il trillo dei tamburelli degli angioletti tra le pieghe di un vento improvviso.
Ecco, come un antico ritaglio di paese, si fa spazio di memoria per contenere la gioia di un atto di fede semplice; ed è vivo e vibrante l'urlo del padre che riabbraccia il pargoletto miracolato ed invita gli astanti a partecipare alla sua gioia: "Fate tornare al loro nido serpi e serpentelli ... perché anche le loro mamme sono in attesa" di rivederli in libertà tra le erbe della Majella.
Queste le emozioni senza tempo e senza misura che, come per incanto, da oltre cinquant'anni confortano i pellegrini che attendono fiduciosi il miracolo: quando il suono delle campane e lo sparo della festa si fanno spazio sul breve cielo pretorese è un inno di festa per l 'Abruzzo intero."
Redazione Independent