“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
25 aprile: Di Primio, “Basta con le divisioni dopo 70 anni”
Il sindaco di Chieti, inaugurando in città il belvedere intitolato a Ettore Troilo, fa chiarezza una volta per tutte sulla sua visione della Festa della Liberazione
ORA DI PRIMIO CE L’HA SPIEGATO. Come molti suoi colleghi di centrodestra, Umberto Di Primio è stato spesso criticato per i discorsi da lui tenuti in occasione della Festa della Liberazione. L’accusa mossa al sindaco di Chieti, infatti, era quella di bypassare il tema della Resistenza focalizzando l’attenzione su concetti comunque nobili, ma di sicuro più generici, quali la libertà e la democrazia. Ieri l’avvocato teatino ha colto l’occasione per esprimere, una volta per tutte, la propria posizione su un tema ancora oggi così scottante, capace di dividere il Paese in “buoni e cattivi” nonostante siano ormai trascorsi decenni dal 25 aprile 1945. Inaugurando in città il belvedere intitolato a Ettore Troilo, Di Primio ha detto:
“Su questa targa non viene ricordato solo il comandante della Brigata Maiella, ma il Prefetto della ricostruzione di Milano ed è questo l'elemento che deve proiettarci verso un futuro che non può essere più fatto da divisioni a distanza di oltre 70 anni da quegli eventi. Ho sentito il dovere di intitolare a un uomo che ha dato moltissimo al nostro Paese non solo come Comandante della Brigata Maiella, ma soprattutto come Prefetto della ricostruzione di Milano, un luogo che più di altri avesse capacità emozionale ed evocativa: il belvedere dal quale si ammira quella Majella, madre della storia di questa regione, ma anche simbolo della vicenda di Ettore Troilo”.
NATO NEL 1968. “Sono nato nel ’68 – ha aggiunto Di Primio – non ho mai fatto uso della storia per fare politica e credo che oggi chi si attarda in questo modo di pensare continua ad essere nemico di questo Paese. Oggi celebriamo non le gesta di un militare o di un comandante partigiano, ma le gesta di un uomo che ha voluto bene al suo Paese”. Insomma, la posizione è chiara: dividere ancora l’Italia in fascisti e antifascisti è ormai diventata una cosa demodè. Noi non la pensiamo così, soprattutto perché riteniamo che la memoria non vada mai cancellata ma anzi costantemente rinfrescata a beneficio delle future generazioni; tuttavia ora, quantomeno, Di Primio ci ha aiutato a fare chiarezza per meglio comprendere anche le posizioni di chi si trova, se non altro da un punto di vista storico, dall’altra parte.
Il corriere teatino